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Cattivissimo me

Regia di Pierre Coffin, Chris Renaud vedi scheda film

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La recensione su Cattivissimo me

di lao
8 stelle

  “Cattivissimo me” sorprende? Secondo il gusto contemporaneo, improntato al barocchismo degli effetti speciali combinati con la bizzarria di trame e personaggi,  il criterio di valutazione dei numerosi cartoni animati che affollano le nostre sale pare essere la capacità di stupire pubblico e critica e dunque pollice verso se l’opera non desta meraviglia. Pertanto la Illumination Entertainment, fondata dalla Universal Pictury,  entrando in gara per infrangere il duopolio Pixar e Dreamwork  presenta il suo prodotto dotandolo di tutti i requisiti indispensabili per incontrare i favori del botteghino e per posizionarsi in una zona “neutra” fra cinema colto, indirizzato ad adulti cinefili ed impegnati, e brioso raccontino di avventure per bambini: anticonformismo di maniera, citazioni, contaminazione di generi diversi, virtuosismo formale, allusioni a problematiche attuali ed   emarginazione della morale convenzionale a favore di un messaggio subliminale più sfumato.   “Despicable me” è comunque un film godibile ed intelligente forse perchè trova il giusto limite ad un anticlassicismo irriverente ma fine a se stesso nel recupero dei toni patetici e della venature di critica sociale presenti in certa letteratura realistica dell’800: il crimine, finanziato dalla grandi banche,  significativamente simili a cattedrali medievali con colonnati evocativi, deruba l’umanità dei suoi tesori più preziosi, la città è una piovra tentacolare che costringe fanciulli senza famiglia ad elemosinare per le strade;  nel domino assoluto del malvagio chi non sa esserlo, come il goffo e complessato Gru, il protagonista predone velleitario, è destinato, assieme al buffo esercito di omini gialli, i minions/ servi, suoi complici, a cadere nella trappola dei buoni sentimenti e a salvare, diventandone tutore, tre orfanelle dalla mani di un’ avida arpia. Se dalla stanze segrete delle banche corrotte partono le direttive  di un’economia perversa, basata sulla razzia,  le ragioni del cuore nelle sue espressioni più spontanee sono oggi un anacronistico richiamo per nostalgici del tempo che fu, commossi dall’infanzia abbandonata ed oltraggiata dei romanzi di Dickens e dalle ingenue storie di gattini lette ai bambini prima del sonno da madri affettuose.  Il furto della luna, attorno a cui si accende la disputa fra Gru e il suo perfido rivale, Vector il ladro delle Piramidi,  rappresenta allora il paradosso estremo, il banco di prova affrontando il quale o si acquista o si perde la coscienza della malattia. La terra purificata riavrà le sue Piramidi e la sua salute, se le lancette dell’orologio torneranno indietro: la saggezza della favola non si avventura nell’utopia del domani e non è una sorpresa.      “http://spettatore.ilcannocchiale.it

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