Regia di Lone Scherfig vedi scheda film
Più "racconto di formazione" di così si muore: nel titolo c'è perfino la parola "EDUCATION"! E ci è ancora andata bene che la distribuzione italiana ha lasciato il titolo intatto, senza aggiungere corbellerie del tipo: "An Education-Sognando Parigi" oppure (che so) "An Education- La fine dell'innocenza". Almeno abbiamo il bel titolo originale che da solo restituisce il senso del film. Piuttosto avrei qualche perplessità sulle poche copie distribuite in Italia (per dire: a Bologna e provincia, in una sala soltanto -almeno finora- e per giunta la più piccola della città). A me pare uno sforzo distributivo non adeguato se si pensa alla triplice candidatura all'Oscar, e considerando che il film possiede un non indifferente potenziale commerciale. Signore e signori, ecco a voi una frizzante, gradevolissima, romantica, storia di passioni travolgenti, di formazione sentimental-sessuale, di sete di conoscenza, di delusioni che fanno male, e di nuove consapevolezze da cui partire per ricominciare a vivere la vita come un nuovo inizio. Come a dire che in questo film c'è un pò di tutto nell'ambito dei sentimenti e tutto nelle dosi giuste, a farne una pellicola davvero riuscita e piacevole. Personalmente, ho seguito il film senza un attimo di noia, anche perchè la buona regìa della danese Lone Scherfig e la brillantissima sceneggiatura del mitico Nick Hornby rendono appassionante l'evolversi della vicenda. La quale in fondo non è poi nulla di eccezionale (la storia di una 16enne che s'innamora di un trentenne conquistata dal fascino "dell'uomo più grande"...quante ne abbiamo viste di vicende simili?). Eppure, vuoi per l'azzeccatissima scelta dei due attori protagonisti (sui quali mi soffermerò più avanti), vuoi per una sceneggiatura decisamente felice che peraltro si avvale di dialoghi frizzanti ed efficacissimi, alla fine si segue il film accarezzando tutta la gamma possibile delle reazioni emotive: si sorride, si freme, ci si commuove. Quindi un film che -a parte i soliti cuori di pietra- non può lasciare indifferenti, proprio perchè tocca corde umane e sentimentali che sono patrimonio di ognuno, senza però eccedere e dunque senza mai scadere nel ricatto emotivo verso lo spettatore. Gli attori poi, sono talmente bravi da farci percepire una performance a tratti di stampo quasi teatrale, o comunque di impianto decisamente classico. Lo sfondo è una Londra piuttosto conservatrice e grigia dei primi anni '60, ma in cui sotto le ceneri covano furori giovanili che di lì a pochi anni incendieranno una generazione. Un'atmosfera resa magnificamente (anche utilizzando un suggestivo tappeto sonoro) e distribuita su diversi ambienti, dalla grigia abitazione della protagonista al suo rigido liceo, compresa anche una rapida ma intensa incursione in una Parigi da cartolina (termine quest'ultimo da intendersi, per una volta, in senso affatto dispregiativo). A questo punto devo confessare quelle che sono le mie intenzioni circa l'impostazione di questa recensione. Non è che mi succeda spesso, ma stavolta è uno di quei casi in cui mi sono talmente fatto prendere dal lato "romanzesco" della vicenda che non potrò evitare di raccontarne la trama (omettendo la fase finale, ovviamente) scendendo talvolta nel dettaglio. Prometto che cercherò di mantenermi il meno noioso possibile, ma il fatto è che per me è troppo importante l'idea di rivivere in questa sede tutto il ventaglio di emozioni suscitate in me dal film, sforzandomi di condividerle con coloro che mi stanno ora leggendo, peraltro considerando che la maggior parte di essi non avrà visto questo film. Londra, periferia, anno 1961. Jenny ha 16 anni, una splendida sedicenne che si affaccia alla vita, che è quasi una donna, piena dunque di aspettative meravigliose sia in campo sentimentale che in campo culturale. In effetti Jenny è una ragazza un pò speciale: rispetto alle compagne di classe sciocchine, lei è più sensibile, ma è soprattutto piena, strapiena, di curiosità intellettuali, di voglia di conoscenza, insomma Jenny è un fiume in piena, desiderosa com'è di assaporare la vita. Immagini struggenti (io mi sono esaltato e commosso) quelle che la ritraggono nella sua stanzetta mentre ascolta le canzoni di Juliette Greco o legge libri di Camus, rincorrendo gli ideali degli scrittori esistenzialisti francesi, sognando ad occhi aperti un futuro pieno di Luce. Oltretutto la ragazza frequenta con profitto il liceo che la traghetterà, se tutto andrà secondo i piani, verso l'impegnativa mèta dell'Università di Oxford. Con l'obbiettivo di "armonizzare" di lì a pochi anni, un brillante prossimo futuro di studentessa con le sue palpitanti ambizioni intellettuali. Una cosa è certa. I genitori, decisamente conservatori quanto apprensivi, mirano ad una cosa sola: loro, grigissimi borghesi, esigono che la figlia, passando appunto per una laurea oxfordiana, possa vivere da adulta uno status sociale prestigioso, di livello il più elevato possibile. Ma adesso veniamo al piccolo episodio destinato a mettere in moto il meccanismo che poi animerà tutto il film. Un giorno in cui sta piovendo a catinelle, Jenny sta facendo ritorno a casa con l'inseparabile violoncello. La sua snella figura di incantevole adolescente smarrita sotto una pioggia battente, non sfugge a David, (un trentenne dall'aria enigmatica, che alterna sorrisi da "piacione" ad espressioni assorte tra il fascinoso e il malinconico). David accosta l'auto e chiede a Jenny se vuole un passaggio, dato che sta diluviando. In quei pochi minuti del tragitto verso casa di lei, nasce un rapporto di simpatia a prima vista e i due si danno un appuntamento. Come è intuibile, è nata una relazione dominata da una reciproca attrazione e che pare -teoricamente- avere una sola barriera: il rigido regime educativo dei genitori di Jenny. Ma, inaspettatamente, questo ostacolo viene facilmente superato. Innanzitutto perchè David "ci sa fare" nel convincere gli altri, ed è un gran comunicatore/manipolatore oltre che un semplice piacione. E poi lui ha un repertorio pressochè illimitato di balle a cui i due genitori puntualmente abboccano, sedotti da quel bellimbusto così elegante (peraltro soprattutto convinti che "il giovanotto" contribuirà ad accelerare l'ascesa sociale della figlia). I due si frequentano e diventano amanti. La ragazza s'inalbera un pò quando scopre che David in realtà si può permettere un tenore di vita elegante e raffinato operando piccoli loschi traffici qua e là....ma qualsiasi residuo dubbio viene neutralizzato quando David, con romantico candore, le chiede di sposarlo. Lei a quel punto è talmente ebbra di gioia che pianta in asso gli studi per dedicarsi a coltivare l'attesa di un futuro che si delinea più che mai luminoso. A coronare questo momento magico arriva perfino una sorta di pre-luna di miele a Parigi. Quella Parigi che Jenny aveva sognato ad occhi aperti per anni nella sua angusta stanzetta brulicante di esistenzialismo e cultura francese. Nella capitale francese i due vivono l'eccellenza in cui qualsiasi amante vorrebbe vivere: tramonti da cartolina, baci scambiati tra i vicoli e di fronte a panorami mozzafiato in riva alla Senna. E qua, fate conto, siamo a 3/4 del film. Nell'ultimo quarto (di cui ovviamente tacerò ogni dettaglio) ogni cosa precipita in una deriva drammatica, a partire da un colpo di scena che apre su quell'amore appassionato uno squarcio improvviso di squallore e di meschinità che sconvolge (contemporaneamente!) sia Jenny che gli spettatori in sala. Da segnalare, per inciso, prima ancora dei due interpreti protagonisti, una eccezionale performance di quel veterano e divo conclamato che è il fantastico Alfred Molina (un burbero padre di Jenny che però, nel finale, sa assumere una deriva malinconica degna dei più grandi istrioni dell'Arte del Teatro). David è uno straordinario Peter Sarsgaard: il suo volto è il solo che avrebbe potuto rappresentare questo personaggio così difficile e complesso nella sua incredibile enigmatica ambiguità (ehm...ho sfiorato lo spoiler, mi fermo subito). E poi c'è lei, la star: la deliziosa, affascinante, irresistibile Carey Mulligan. Talmente brava in questo ruolo da mettere i brividi (oh, candidata all'Oscar come miglior interprete femminile, mica bruscolini!!). Non c'è un solo fotogramma in cui il suo bel viso non sia clamorosamente espressivo. Soprattutto nella prima parte, quando è una ragazzina entusiasta di aprirsi alla vita, offre una performance di quelle memorabili. Concludendo. Temo che il film, considerata anche la pressochè totale assenza di promozione che ne ha accompagnato l'uscita, resterà ben poco in sala. Consiglio dunque di approfittarne, per gustare un bella commedia romantica classica, di quelle che non deludono. Ultima cosa: colonna sonora, assolutamente vintage, da urlo (primi anni '60, era pre-Beatles).
Voto: 9
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