Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Penso davvero che Pietrangeli sia stato uno dei maggiori cineasti italiani degli anni 60. E Tognazzi, uno dei maggiori interpreti che il nostro Paese abbia mai avuto: la sua performance in questo film è una delle migliori di sempre per l'attore lombardo. La vicenda narrata è di per sè banale, ma la regia di Pietrangeli è come sempre straordinaria a infondere spessore psicologico ai comportamenti dei personaggi e attendibilità sociologica alle annotazioni ambientali, a combinare senza stridori le diverse componenti di farsa e dramma, evitando le derive che una simile tematica comporta in genere, a ritrarre senza mistificazioni nè forzature grottesche le miserie morali degli arricchiti dal Boom. L'eleganza della messinscena non è mai velleitaria, nemmeno nei momenti visionari in cui il marito immagina il tradimento della moglie, in cui il leggero flou della fotografia non scade mai nel kitsch, conservando invece una fresca ironia di fondo. Opera umoristica, ma anche nevrotica, in maniera però assai diversa (diametralmente opposta) da ciò che in quegli anni stava facendo Germi sulle medesime tematiche. Equilibrio, leggerezza, acutezza: queste le virtù di Pietrangeli, pienamente dispiegate in questo e in altri fondamentali titoli dei primi anni 60 ("Io la conoscevo bene", "La visita", "Fantasmi a Roma").
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta