Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Cosa ci fa Abel Ferrara a Napoli? E' semplice intuirlo: il regista americano ha ascendenti campani (più precisamente salernitani) e non ha mai nascosto la sua ammirazione per il Belpaese; da qui a girare un documentario su una livida Napoli vessata da criminalità e disoccupazione - conoscendo bene gli stilemi e le tematiche care a Ferrara - il passo è breve, brevissimo. Napoli come il Bronx, sì: e infatti il progetto di questo film parte dalla collaborazione del regista con il gruppo nominatosi Figli del Bronx, che firma la sceneggiatura (Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci e Gateano Di Vaio) e conduce di persona Ferrara lungo i quartieri più ostici della città, alla ricerca di una realtà scomoda e proprio per questo interessante agli occhi dell'americano; le atmosfere insidiose, i dialoghi veristi (molte parti sono in dialetto partenopeo), la ricerca della crudezza delle immagini è tutto materiale che proviene dal bagaglio personale del regista. La scelta invece di inserire moltissime interviste, non solo agli sfortunati protagonisti delle vicende narrate (ad esempio c'è anche un intervento del sindaco Iervolino), e di completarle con qualche scena di fiction girata ad hoc pare già meno ferrariana, ma nel complesso il risultato è ben amalgamato e può dirsi funzionante, sebbene - certo - nulla di trascendentale venga rivelato da questo film. Nonostante l'affinità dei contenuti, Napoli Napoli Napoli e Gomorra di Garrone sono stati girati quasi in contemporanea (il secondo è cominciato ed è finito prima) e senza influenze reciproche. 6/10.
Ferrara gira per Napoli intervistando persone che hanno avuto o hanno tuttora esperienze di carcere, per conoscere meglio le loro storie e descrivere con loro l'impietosa realtà di una città meravigliosa eppure disperata.
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