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Invictus. L'invincibile

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Invictus. L'invincibile

di supadany
10 stelle

VOTO : 7/8.

Nelson Mandela è un personaggio eccezionale che meritava una pagina cinematografica in grado di immortalarne la figura e, secondo me, questo film di Eastwood vi è riuscito appieno per diversi motivi.

Principalmente vi è riuscito, perché lo ha trattato nel modo giusto, ovvero rappresentandolo come un uomo semplice, in grado di perdonare (come riflette Francois Pienaar ”come si fa a passare trent’anni in una piccola cella e uscirne pronto a perdonare chi ti ci ha rinchiuso?”), di capire e soprattutto di portare un messaggio di fratellanza potente, l’unico modo per cercare di scalfire gli anni di repressione senza crearne altri in direzione opposta.

La pellicola comincia con il suo insediamento alla Presidenza del Sudafrica, con le pressioni della comunità nera per cambiare la società in maniera radicale anche nei semplici usi e costumi (vedi la richiesta di cambiare il soprannome della squadra di rugby) e con la diffidenza dei bianchi che in lui vedevano solo una persona destinata a essere di parte.

E il rugby, sport considerato per antonomasia dei bianchi, è il veicolo che si rivela vincente per la sua missione in vista dei mondiali da disputarsi sul proprio territorio nell’ormai prossimo 1995.

La sua figura carismatica spronerà la squadra, dopo un periodo deludente, e la avvicinerà al popolo tutto grazie ad una politica di comprensione che prevederà visite nei sobborghi più poveri e corse di allenamento in mezzo alla gente.

Il resto è storia dello sport, il miracolo accadrà passo dopo passo come nella più insperata delle favole, fino alla finale contro gli All Blacks della roccia Jonah Lomu.

Film intriso di sentimentalismo e quale regista poteva meglio intraprendere questa strada se non il Clint Eastwood che, dopo tanti anni da duro, ha saputo coltivare questa poetica negli ultimi dieci anni?

Sicuramente un grande aiuto gli è arrivato direttamente da Morgan Freeman, in pratica la controfigura perfetta di Mandela, oltre che ottimo attore, e suo fidato amico, da sempre.

Ma le scelte di Clint sono tutte vincenti, trattando il materiale a disposizione con grande umanità, mettendo il popolo davanti al personaggio, come per primo il soggetto ha fatto.

E poi si segnalano anche riprese sui campi da gioco efficaci, avvolgenti e dinamiche come poche altre volte mi sia capitato di vedere, con le mischie riprese dall’interno, con campi lunghi e repentini avvicinamenti.

Una visione dello sport che non tende a spettacolarizzare (come spesso accade per il football americano), ma che riesce a trasmettere la sensazione di realtà, dove all’interno del match succede di tutto, ma alla fine regna il rispetto (“il rugby è uno sport praticato da gentiluomini che si comportano da selvaggi”).

Quel rispetto su un campo da gioco si sposta così su un intero popolo per il successo più importante.

Emozionante, per qualcuno stucchevole, per me solo grande cinema fatto di parole e gesti sinceri.

Su Clint Eastwood

VOTO : 7/8.
Regia compatta, ottima nella rappresentazione della figura cardine, dove conferma di possedere una sensibilità fuori dal comune.
Sorprendentemente avvolgente nelle riprese di gioco.
Non la sua prova migliore, ma i riferimenti sono omai davvero alti.

Su Matt Damon

VOTO : 7.
La gamma espressiva è quella che è, ma l'impegno ed una guida sicura gli consentono di fare un figurone in un ruolo importante per la sua carriera.
Prestante.

Su Morgan Freeman

VOTO : 8.
Negargli l'Oscar è stato quasi un affronto.
A parte una somiglianza fisica incredibile, mette in scena le qualità che nel corso degli anni gli hanno permesso di farsi apprezzare.
Saggio, carismatico, ma al contempo anche l'uomo della porta accanto.
Quasi perfetto, prova al limite.

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