Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Nel 1995 Nelson Mandela (Freeman), primo presidente nero alla guida di uno stato - la Repubblica Sudafricana - segnato dall'esperienza dell'apartheid, vide nei mondiali di rugby che si disputarono in quel paese la grande occasione per integrare i bianchi Afrikaner con i neri. Attraverso il prisma di quell'esperienza indimenticabile, in occasione della quale gli Springboks sudafricani affrontarono vittoriosamente la blasonatissima compagine neozelandese degli All Blacks, il quasi ottantenne Clint Eastwood - partito dal libro 'Ama il tuo nemico' di John Carlin - racconta il coraggio, la lungimiranza e la totale assenza di pregiudizio di un uomo dal carisma imponente che seppe vedere nello sport un enorme fattore di integrazione, senza farne lo strumento di manipolazione a cui si è assistito in Italia con le parate dei balilla nel ventennio fascista e col Milan di Berlusconi. Senza alcun cedimento al sussiego, Eastwood continua a sfornare capolavori di un idealismo ammirevole, a fortissima caratura pedagogica, nei quali - come in questo caso - tornano a emergere le figure dell'eroe solitario (da Il texano dagli occhi di ghiaccio, Il cavaliere pallido, Gli spietati, Un mondo perfetto, Potere assoluto ai recenti Fino a prova contraria, Mystic river, Million dollar baby, Changeling e Gran Torino) e quella del redento.
Per la cronaca: a Mandela era stata già dedicata una biopic nel 2007, diretta da Bille August e intitolata Il colore della libertà (Goodbye Bafana).
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