Regia di Carlos Saura vedi scheda film
Lorenzo Da Ponte, abate libertino, è amico ed emulo di Giacomo Casanova. Per il suo fustigare i costumi clericali, nel 1781 la Santa Inquisizione lo esilia da Venezia, e il great pretender lo raccomanda come librettista a Salieri, alla corte reale di Vienna. Qui Da Ponte propone a Mozart di comporre un’irriverente versione del Don Giovanni. L’intuizione di Saura è usare la biografia poco nota del librettista italiano come passepartout quasi fisico nel classico mozartiano, e realizzarne un making of esplicativo. Tentativo apprezzabile di “vulgata” per le masse, e anche di divertissement per i melomani. Il meccanismo ripetuto di regia è “sfumare” il set (del film) nella messa in scena (dell’opera). Una coproduzione pensata per il mercato internazionale che dà molta attenzione a valori di produzione (la fotografia di Storaro e, ovvio, la supervisione musicale di Nicola Tescari). Soffrono la sceneggiatura, che casca spesso nel cliché sulla creazione che condanna agli inferi. E la recitazione, visto che non tutti gli interpreti spiccano per convinzione e sono appiattiti dal doppiaggio (vedi Casanova/Moretti). I fondali fotografici, poi, danno un’impressione di posticcio quanto l’hair styling a cura di Aldo Signoretti. Per amatori, come dicono gli annunci di moto d’epoca.
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