Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Tre anni dopo la condizione di disperazione che poco margine lasciava a una qualsiasi forma di riscatto e di speranza – così come ci era stata presentata Milano in A casa nostra -, Francesca Comencini riparte dal ricco impasto di spunti che (solo) una città come Napoli può offrire. E, forse influenzata da un capoluogo che per statuto non capitola pur piegandosi, concede per lo meno il beneficio del dubbio, un cono d’ombra che luce non è ma nemmeno buio fitto. E lo fa tramite l’intenso personaggio di Maria – in realtà frutto della penna e della fantasia di Valeria Parrella, autrice del libro omonimo da cui il film è stato tratto -, una donna inaridita che tra i vicoli del quartiere di Montesanto inciampa inaspettatamente in un uomo di cui si innamora subito e che, bontà sua, la scarica non appena lei scopre di essere incinta. Non solo Maria – una splendida Margherita Buy, che per la prima volta si mostra in un nudo integrale e che a Venezia 2009 forse avrebbe meritato qualche riconoscimento in più – deciderà di arrendersi all’istinto materno fino a quel momento estraneo, ma addirittura lotterà per tre mesi insieme alla piccola Irene, nata (troppo) prematuramente al sesto mese di gravidanza. Quella bianca del titolo è proprio la zona franca compresa tra ciò che (non) è (ancora) vita e ciò che (non) è (ancora) morte: coincide con il reparto di terapia intensiva neonatale di un ospedale, con la lunga attesa dall’esito assolutamente in bilico, con la condizione di Maria, in bilico tra volontà di reagire e desiderio di soccombere, o, ancora, con la città di Napoli, affascinante ma nello stesso tempo insostenibile. In questo senso rimbombano le parole del magistrato (anche lei una donna, a rifinire una storia tutta al femminile che non risparmia nemmeno una certa stoccata a una società maschilista e “benpensante” in cui un figlio non riconosciuto dal padre è da considerarsi “illegittimo”) con cui Maria condivide il pianerottolo: «Non si arrenda». Quasi un monito, un mantra. Da ripetere e ripetersi.
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