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500 giorni insieme

Regia di Marc Webb vedi scheda film

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La recensione su 500 giorni insieme

di FilmTv Rivista
8 stelle

Summer (Zooey Deschanel) è una di quelle bellissime che sembrano quasi bruttine e quindi risultano irresistibili. Chiacchiera poco ma quando comincia non finisce più. E ascolta la musica giusta. Cocktail letale. Chiedetelo al vostro amico. Tom (Joseph Gordon-Levitt), più che una donna, anela (ancora...) il suo doppio (ma non lo sa...). Sostanzialmente innamorato di se stesso è convinto di cercare la donna della sua vita. Se Tom conoscesse Alan Sorrenti potrebbe canticchiare: «Vorrei conoscerti ma non so come chiamarti [...] io ti aspettavo quando di fuori pioveva, e la mia stanza era piena di silenzio per te». Invece Tom becca Summer in ascensore. Lei ascolta in cuffia proprio quella canzone lì degli Smiths, quella che fa «e se un autobus ci si schiantasse addosso, morire al tuo fianco sarebbe un modo divino di morire». Quella che insiste e dice ancora «se un camion di dieci tonnellate ci uccidesse entrambi, be’ il piacere, il privilegio è mio». Tom non ha scampo e s’innamora. Lei no. Lui vorrebbe solo dormirle addosso. Ma lei lo tiene a bada spiegandogli tutto dell’amore e ogni tanto gli si concede pure. Combinazione mortale. Chi non la conosce questa storia? Per dirla con i Clash di Train in Vain, che Tom canta ubriaco, «puoi spiegarmi tutto quello che vuoi, ma il cuore mi fa ancora male». Narrativamente frammentato e con accenni di musical nouvellevagueista in stile Demoiselles de Rochefort, 500 giorni insieme potrebbe diventare Il tempo delle mele indie rock. Grazioso, dopo un’ora gira un tantino a vuoto, prima di riprendere quota nel finale. Preciso e attillato come una t-shirt per come coglie illusioni e abbagli, desideri e paure, magoni e nostalgie, il film di Marc Webb condensa alla perfezione una certa idea di cinema americano indipendente: fragile, snob, un po’ furbetto, simpatico, agile, energico. 500 giorni insieme (ma il titolo originale con tanto di parentesi è molto meglio) è il rovescio della medaglia - gentilmente anni 80 - di quella paura di crescere esemplificata (con potente senso del marketing) dalle esangui cadenze emo di New Moon. Vi prego datemi quello che voglio.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 47 del 2009

Autore: Giona A. Nazzaro

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