Regia di Robert Schwentke vedi scheda film
Bellissimo. Una storia d'amore senza eccessivi sdolcinamenti, più il tema del viaggio nel tempo (passivo), gestito senza troppi paradossi. Voto 7.
Ho sempre trovato questo film assolutamente delizioso.
Purtroppo non ho avuto l'occasione di assistervi al cinema, la prima volta (ma se potessi tornare indietro nel tempo, mi avviserei di farlo :-), eppure ogni volta che ripassa in tv, riesco a vederci sempre qualche cosa di nuovo che mi era sfuggito prima.
Naturalmente è un film sui viaggi nel tempo (ma di un solo uomo, questa volta). Naturalmente è un film sull'amore (ma senza tradimenti e gelosie, questa volta). Naturalmente è un film che cita spesso e volentieri la struttura a loop degli inevitabili paradossi logici, che rimangono però sempre soltanto accennati. Ma credo sia soprattutto anche una metafora di molte cose, con cui noi umani spaziotemporalmente limitati, siamo abituati, o meglio costretti, a convivere.
E proprio la costrizione è uno di questi leit-motiv. Costrizione ad essere soggetti a leggi di natura che ci vincolano, ma che comunque ci possono anche favorire, una volta che non ne abbiamo più paura (i numeri fortunati nel film). Costrizione, se vogliamo, anche nel nostro essere scelti, piuttosto che poter scegliere, con tutte le conseguenze sul piano del libero arbitrio (lei che viene scelta senza potersi opporre, ma che comunque non prende a cuor leggero la sua impotenza). Costrizione che diventa possibilità per la piccola figlia, che infrange la barriera della morte, ed anche quella della "doppia presenza", grande tabù delle narrazioni sui viaggi nel tempo (le due Alba, che potrebbero essere anche infinite). Costrizione, infine, al dolore della perdita (ma che diventa sopportabile in un contesto quadridimensionale), ed inversamente costrizione al non-senso della felicità, che si svuota di ogni gratuità.
Ma, a mio avviso, il pregio nascosto della poetica del film sta nel tratteggiare un orizzonte escatologico originale, dove la speranza nel rivedere le persone ormai assenti (compresi se stessi) coniuga metafisica e (fanta)scienza: in fondo la Resurrezione potrebbe essere proprio questo, un loop logico grazie al quale diventa possibile lo scardinamento delle nostre mentalissime quattro coordinate in cui nuotiamo, per poter vedere finalmente una realtà eterna ed immutabile. Morte e nascita non sarebbero più i due eventi-cardine dell'esistenza, ma due eventi tra tanti, se ci fosse data la possibilità di spostarci tra l'oggi ed il domani come tra il qui ed il là. Il non-essere non poterbbe più avere senso. Soltanto essere.
Bellissima la scena finale, che riprende esattamente con gli stessi movimenti di macchina quella del primo incontro tra i protagonisti, quasi a sottolinearne l'inevitabilità, o addirittura la necessità.
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