Regia di Ricky Gervais, Matthew Robinson vedi scheda film
Il primo film da regista di Ricky Gervais, ben prima dell’enorme successo di After Life, è questa commedia in un inequivocabile stile inglese che lo ha reso celebre e amato fin da subito. Mark, interpretato appunto da Gervais, vive in un mondo utopico in cui la bugia non esiste, nel senso che nessuno sa nemmeno cosa sia, e tutti dicono, per difetto naturale, sempre e comunque la verità.
Questo ovviamente condiziona i rapporti umani e tutte le esistenze che si improntano sulla sincerità più assoluta finché l’avvento della morte non sbaraglierà le carte, introducendo la bugia buona, che comunque è pur sempre una bugia, la prima, di una lunga serie.
Gervais mette in scena quello che ad occhio e croce altro non è che un lungo episodio di una qualsiasi sit-com inglese che si rispetti. Black humor, situazioni divertenti e riflessivi, in parte quasi commoventi, solo che, di base di certo un’idea diversa, innovativa e di certo simpatica che però finisce per stufare dopo poco. Dopotutto uno stesso concetto che viene reiterato per l’intera durata di una pellicola senza mai essere intervallato da situazioni che rompono lo schema, finisce per appiattirsi dopo qualche scena, finendo di stupire e anche divertire.
Di certo interessante la visione religiosa che ad un certo punto si impone sullo sfondo della narrazione. Mark si traforma in Gesù, con tanto di dieci comandamenti trascritti sui cartoni della pizza, ed una serie di dichiarazioni, fatti a mo' di sermone davanti ai discepoli, che sembrano lasciarci ad intendere da dove essenzialmente possa ritenersi derivante la bugia scatenante.
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