Regia di Donald Petrie vedi scheda film
«Ehi, questa è commedia: l’hanno inventata i greci!». La battuta, messa in bocca a un imbolsito Richard Dreyfuss, apre la commediola a mo’ di paradigma. Come dire: visto che la pellicola a cui si “ispira”, Il mio grosso grasso matrimonio greco (2002), si rivelò uno dei più clamorosi ed esagerati successi planetari e la protagonista di entrambe le operette, Nia Vardalos (qui sensibilmente dimagrita: la “traduzione” italiana è fuorviante oltremisura), è figlia di genitori greco-canadesi, e lo sfondo - le antiche rovine: il titolo originale, giocando su un depresso quanto sconsolante doppiosenso, suona infatti My Life in Ruins - è proprio quello in cui si può inciampare se si decide di trascorrere qualche giorno dalle parti di Atene, ecco il piatto pronto. Di quelli surgelati però, che si consumano solo per fame dopo cinque minuti che li hai tirati fuori dal frigorifero. Il “coro” è un tappeto di imbarazzanti guide turistiche, sia in carne e ossa (a cominciare dal personaggio della Vardalos) sia su supporto cartaceo. Le caldi luci del Mediterraneo non riscaldano mai un film che tanto somiglia a un triste viaggio low cost in comitiva. Producono, tra gli altri, Tom Hanks e consorte (Rita Wilson, che compare in un cameo). Tra cento «Kalimera» e cento «Kalispera» c’è solo spazio per tanta kalanoia.
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