Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Un piccolo gioiello della fantascienza anni 2000 con tematiche socio-politiche non indifferenti.
Oggettivamente il miglior film del regista sudafricano, che attraverso il suo sguardo "neorealista" sfrutta il genere della fantascienza per costruire un documentario fittizio riguardanti le sorti di un gruppo di profughi alieni segregati nel Distretto 9 di Johannesburg, destinati però ad emigrare forzatamente in un altro distretto più spartano per via delle crescenti proteste xenofobe degli abitanti umani della città.
Il film richiama chiaramente le vicende legate all'apartheid a Città del Capo che ha portato alla distruzione del Distretto 6, dove migliaia di civili soprattutto di etnia africana hanno dovuto abbandonare le loro case per emigrare in una zona più desertica ed inospitale. Il parallelismo con District 9 è dunque abbastanza palese e Neil Blomkamp riesce perfettamente a contestualizzare la storia della sua nazione in un contesto fantascientifico aggiornato ai tempi moderni, che ancora trova molta attualità nel panorama non solo sudafricano, ma anche internazionale.
L'utilizzo sapiente del mockumentary dona alla pellicola una veridicità unica e realista nella rappresentazione della segregazione razziale di questi alieni dall'aspetto simile ai gamberi, che confinati ai margini della periferia, vivono in una situazione di estrema precarietà tra violenza, criminalità, discriminazione e oppressione governativa. L'ecosistema sporco e logoro in cui vivono gli alieni illustra comunque una realtà proletaria e vivibile dove quest'ultimi hanno costruito case, famiglie ed elaborato un metodo di scambio commerciale per comprarsi elettrodomestici, cibo, vestiti e armi necessari per la loro sopravvivenza.
Lo sguardo neorealista del regista permette non solo di rappresentare un contesto sociale degradante molto comune nelle periferie del Sudafrica, ma ricerca anche un certo grado di empatia da parte del pubblico nel comprendere la condizione umiliante e spaventata di una qualsiasi popolazione profuga in terra straniera. La chiave di lettura per comprendere tutte le critiche sociopolitiche del lungometraggio riguardo la xenofobia, la segregazione razziale, il militarismo e il capitalismo imperante va dunque ricercata unicamente nell'empatia insita in tutti noi esseri umani e che viene rappresentata perfettamente dall'umanità del protagonista del film: Wikus Van De Merwe.
La cura e il rimedio che offre Neil Blomkamp alla natura così egoistica e violenta dell'essere umano, risiede unicamente nella nostra razionalità nel comprendere una problematica osservandola da prospettive diverse. La soluzione alla sempre più crescente tensione con gli alieni artropodi non può essere dunque compresa dalla mente istituzionalizzata dell'ingenuo protagonista incaricato dello sgombero forzato della popolazione extraterrestre, che necessita quindi di un ribaltamento sia sociale che antropologico per osservare la realtà del Distretto 9 da un punto di vista mai preso in considerazione, in quanto annebbiato dalle comode ma violente indicazioni della multinazionale militarista per cui lavora.
Il crollo psicologico e la mutazione aliena di Wikus Van De Merwe gli consente finalmente di vedere il mondo per quello che è realmente, dove la sua stessa azienda in cui lavorava ormai vede in lui un business miliardario per sfruttare le armi ipertecnologiche degli alieni, visto che quest'ultime sono attivabili unicamente grazie al DNA degli extraterrestri artropodi. La discesa nella dolorosa mutazione aliena provoca comunque una lenta rinascita della sua natura più altruistica ed empatica, che gli permette di conoscere la vera sofferenza dei cosiddetti "gamberoni" e di costruire un legame unico con un alieno del posto, aiutandolo a trovare la soluzione per far ripartire l'enorme navicella spaziale della sua gente stanziatasi sopra Johannesburg nel lontano 1982.
Il messaggio di tolleranza, di unione, di empatia e di altruismo che traspare per tutta la pellicola è incredibilmente rappresentato nella dolorosa ma liberatoria odissea mutagena di Wikus Van De Merwe, che sul finire di un percorso di redenzione, forse un giorno troverà una liberazione definitiva al suo dramma esistenziale.
Un film semplicemente sublime e drammatico nel narrare un percorso difficile ma possibile per il genere umano, che davanti al prossimo non dovrebbe sfruttarlo, ma aiutarlo ad emanciparsi vivendo in serenità con la collettività. La regia ibrida tra il mockumentary e lo stile classico del Cinema, dona un certo neorealismo moderno che rende ancora più credibile e suggestivo l'uso degli effetti speciali per la messa in scena degli alieni, che quasi uno ci crede che possa realmente essere accaduto un fatto del genere in Sudafrica.
Insomma, è la magia del Cinema, è la versatilità della fantascienza, è lo sguardo autoriale dell'artista che da forza a questo gioiello Sci-Fi moderno. Un esempio cinematografico da seguire per far riflettere e non semplicemente per mostrare.
Voto: 9+
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