Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Fra le innumerevoli rappresentazioni di un incontro ravvicinato tra uomini e alieni che il cinema ci ha presentato nel corso degli ultimi anni, il primo lungometraggio di Neil Blomkamp è senz'altro uno di quelli da ricordare, per una serie di elementi.
In primo luogo per la scelta dell'ambientazione: non ci troviamo nelle solite New York o Los Angeles, il regista e sceneggiatore sudafricano incentra l'azione nella capitale della propria patria, Città del Capo, metropoli multietnica in espansione con i correlativi problemi di sovrappopolazione e disoccupazione, nonché criminalità.
In questa già flagellata e composita realtà sociale e culturale un'enorme astronave resta sospesa sopra il cielo della città a causa di un imprecisato guasto e i suoi occupanti, degli esseri intelligenti e apparentemente innocui dall'orripilante aspetto di grigi gamberoni giganti, si sparpagliono per i sobborghi, dove la convivenza con gli abitanti diviene problematica a causa degli spazi ristretti.
Sono così confinati in un ghetto, ma gli anni passano e il loro numero cresce insieme alle violenze e agli episodi di intolleranza, per cui il governo opta per un massiccio trasferimento, nascondendo i reali fini dell'accoglienza ma ignorando che è in corso una rivolta sotterranea.
Riprese stile documentario si alternano a riflessioni di etica, politica e scienza, un finale ricco di azione ed effetti speciali ed un epilogo cupo intriso di un amaro romanticismo.
Consigliatissimo a chi cerca una pellicola di fantascienza meno disimpegnata e hollywoodiana, ma altrettanto spettacolare.
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