Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Una nave spaziale si trova immobile sopra Johannesburg. Attraverso uno stile da reportage televisivo si accumulano notizie che spiegano da quanto tempo quella nave spaziale è sopra la città e chi è stato trovato al suo interno. Alieni.
In un primo momento gli uomini hanno aiutato gli alieni. Denutriti, confusi, spaesati. Poi li hanno rinchiusi in una enorme baraccopoli, recintata e divisa dal resto della città. Il distretto 9.
La fantascienza torna a occuparsi del presente, rileggendo in maniera molto evidente il problema dell’immigrazione, del razzismo e della diversità. Non è un caso che sia stata scelta la capitale del SudAfrica come luogo in cui ambientare la storia, una città che ha visto per anni le ingiustizie e le barbarie dell’apartheid.
Quando la convivenza e l’integrazione diventano impossibili non rimane che la reclusione. Accampamenti in cui mettere i diversi e lasciarli alla loro sorte.
La pellicola di Blomkamp ragiona anche sulla mutazione del corpo come possibilità di avvicinamento tra razze diverse, l’infezione come capacità di accettare l’altro dentro se stesso, attraverso una nuova forma di evoluzione.
Nella messinscena vengono utilizzate tecnologie digitali e materiali plastici, la riflessione sociale e politica è supportata da scene d’azione, improvvisi momenti splatter (grazie all’impressionante potenza delle armi aliene) e ironia sporca (alcune battute del protagonista). Nel cielo di Johannesburg quella che poteva essere un’occasione di scambio e arricchimento diventa l’enessima testimonianza di quanto l’essere umano concepisca la propria identità solo nello scontro con il diverso. Finché ci saranno vite da sottomettere la nostra razza non perderà quello che la contraddistingue da sempre. La propria cieca e impressionante stupidità.
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