Regia di Jonathan Mostow vedi scheda film
Gli esseri umani spediti in ferie da surrogati, robot che replicano le fattezze dell'individuo migliorandolo in tutto e per tutto. Il surrogato del poliziotto Tom Greer ( Bruce Willis) , mentre tenta di recuperare il rapporto con la moglie (Rosamund Piike), indaga su un misterioso ed inaspettato omicidio. Al suo fianco, l'agente Peters
(Rada Mitchell).
Action/Thriller sci-fi di Johnathan Mostow che apre con efficacia uno squarcio inquietante sul futuro, annichilendo di fatto l'essere umano ed incatenandolo fisicamente ma anche mentalmente nella "comfort zone" peggiore che si possa immaginare: la poltrona di casa, strumento capzioso di messa a morte della volontà, dalla quale si può interagire con il mondo esterno attraverso i propri cloni.
In questo mondo fallace, Greer (Bruce Willis con l'espressione spaesata funziona come non mai), si alza da quella poltrona scoprendo la luce vera del sole e con essa anche l'inghippo che c'è sotto il crimine sul quale sta indagando.
Funziona bene "Il mondo dei replicanti", grazie ad alcune trovate interessanti soprattutto a livello visivo, ed al ritmo che impone Mostow, più che semplice artigiano se parliamo di scene d'azione(il lungo inseguimento che devasta una manciata di isolati in "T3 - Le macchine ribelli" è opera sua).
Ma ad andare a segno è soprattutto la descrizione della dimensione privata del protagonista, i suoi dilemmi, il dolore sepolto e poi riapparso, ed il rapporto logoro con la propria consorte (Rosamund Piike resa algida dalla C.G. ma ugualmente bellissima), che più di ogni altra cosa tenta di recuperare, vero cavallo di troia della pellicola.
Un piccolo grande film che lancia un messaggio inequivocabile sull'unicità e la preziosità dell'essere umano. Vivere significa rischiare ed esporsi, e solo carne e sangue lo possono fare. Significa portarsi dietro le proprie sconfitte ed i propri dolori, sentimenti che i robot non saranno mai in grado di elaborare.
Cult.
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