Regia di Christian Alvart vedi scheda film
Appena passabile la seconda prova in terra americana del tedesco Christian Alvart. Meglio dell' inguardabile "Case 39", il suo "Pandorum" è un horror fantascientifico che ci porta a bordo di un' arca di Noè interstellare in viaggio verso un nuovo pianeta dove instillare il seme della razza umana. Non sorprende un granchè il fatto che durante la rotta, all' interno della nave spaziale, non tutto vada come previsto ed inizino a sorgere alcuni imprevisti incontrollabili. E' così che, fra sindromi paranoidi, mutazioni genetiche, sdoppiamenti di personalità e missioni impossibili, i pochi superstiti fisicamente e mentalmente sani, apprenderanno che la Terra è ridotta in un cumulo di macerie e che il peggior nemico dell' uomo risiede direttamente nei più oscuri meandri del proprio cervello. Attingendo a piene mani dall'immaginario di pellicole recenti come "Punto di non ritorno", diretto dallo stesso Paul W.S. Anderson che qui produce, "Supernova" di Walter Hill, "Sunshine" di Boyle o "Sfera" di Levinson, il film di Alvart rielabora con poche varianti un tema già visto troppe volte - quello della follia da isolamento - per poter coinvolgere appieno o sorprendere. Ritmo discreto, ambientazione tutto sommato funzionale ed un protagonista non banale come Ben Foster aiutano a reggere la visione senza momenti di stanca ma si rimane costantemente nei limiti del compitino fatto senza troppa convinzione o impegno. Intrattenimento di routine. Per qualcosa di decisamente più interessante, lo stesso anno esce "Moon" di Duncan Jones. Un altro pianeta (anche se trattasi di satellite).
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