Regia di Christian Alvart vedi scheda film
Una coproduzione americano-tedesca,in cui il nome di maggior richiamo,non del tutto a sorpresa,rileva la seconda parte più importante del racconto:infatti il vero protagonista è il giovane Ben Foster,già visto in "30 giorni di buio" e "Quel treno per Yuma",mentre per Dennis Quaid c'è il ruolo del coprotagonista. Su un'astronave spersa nello spazio,due uomini si risvegliano dall'ibernazione,senza alcuna memoria,per scoprire successivamente che non sono soli sul mezzo spaziale,e che la realtà è molto più terribile di quanto si possa paventare,mettendo addirittura a rischio l'intera razza umana. Combinando la claustrofobica tensione di "Alien" con delle venature orrorifiche mutanti come in "Leviathan",l'esordiente alla regia Christian Alvart gira una pellicola che richiama anche il non eccelso "Punto di non ritorno",in cui il diavolo metteva le corna in una vicenda fantascientifica:ma se la storia è spesso risaputa,le sferzate sanguinarie che dovrebbero inquietare lo spettatore risentono delle carnevalate di trucchi e make-up vari discretamente dozzinali,con il gruppo dei personaggi che cercano di scampare a fine orrenda sempre più ridotti dalle incalzanti orde di mostri che li braccano. Foster non pare avere carisma a sufficienza per un ruolo di protagonista,e Quaid è ormai un comprimario de luxe,che interpreta spesso ruoli balzani in film non indimenticabili,in cui il suo nome sui manifesti ha ancora un certo peso:ma il peggiore è il regista,incapace di elaborare un minimo gioco di suspence in un film che si dimentica appena scorrono via i titoli di coda.
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