Regia di Sam Raimi vedi scheda film
Geniale horror di Raimi, che torna in grande stile al genere che ha reinventato. Ironico, assurdo, cattivo, è senza dubbio uno dei migliori horror del decennio.
Raimi torna al genere che lo ha consacrato e in cui riesce a esprimere probabilmente meglio il suo genio, come dimostra anche in questo clamoroso "Drag me to hell", uno degli horror più belli degli ultimi anni. Nella mediocrità e nella banalità che spesso attanaglia gli horror recenti, autori come Raimi sono tra i pochi capaci di ridare nuova linfa al genere. Raimi tira fuori un horror dove spesso i momenti spaventosi o più tesi cambiano all'improvvviso lasciando spazio alle soluzioni ironiche e grottesche, compiacendosi nel prendere in giro lo spettatore. Effetti speciali in digitale volutamente un po' trash, proprio come ne "La Casa 2" e "L'armata delle tenebre", fiumi di sangue esagerati, un demone che intrappolato in una capra dice parolacce, e altri momenti folli. Incredibile la capacità di Raimi di saper creare una situazione che incute paura o inquietudine per poi sfociare in azioni esilaranti, come nella scena del parcheggio in cui si vede la strega uscire lentamente fuori dall'ombra nella parte posteriore della macchina. Ma proprio quando Raimi raggiunge la massima tensione, la spezza facendo fare un combattimento tra la strega e la protagonista, con quest' ultima che inizia a colpirla con una spillatrice. Il film è tutto così, oscilla tra voglia di spaventare per poi trattenersi e ironizzare su sé stesso, e forse sugli horror attuali spesso incapaci di spaventare. Raimi se la ride, quasi a voler far intendere che é ancora capace di far paura ma che si diverte di più nel trasformare il tutto ancora una volta in una specie di fumetto esagerato e divertente, ma anche crudele e con un finale meravigliosamente cattivo da applausi. La trama è anche originale, la strega/zingara non si dimentica e alcune scene, come quella della seduta spiritica, sono da antologia. Gli attori sono bravi e la colonna sonora di Christopher Young è fantastica. Già dai titoli di testa e dalle prime scene si ha l'impressione di avere a che fare con cinema vero. Raimi poi inserisce un horror in un contesto realistico e in situazioni quotidiane dalle quali emerge il vero orrore. L'horror fatto di spiriti, mostri, demoni e streghe per Raimi non è che un gioco, mentre a far paura è la realtà, la cattiveria che si può trovare al lavoro (dove Raimi mostra tutti come viscidi) o in una cena a casa dei suoceri. Una rivisitazione dell'horror geniale dunque, dove Raimi dimostra ancora una volta che quando si ha talento e tante idee il resto conta relativamente.
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