Regia di Judd Apatow vedi scheda film
Una volta all'anno Sandler esce con un film. Personaggio che diverte pur non essendo né magnetico né veramente simpatico, ha dalla sua i tempi comici, un affiatato team di collaboratori assidui e buone capacità recitative, troppo spesso sprecate. E ha un pubblico che, almeno in patria, non l'abbandona mai (incassi tra gli 80 e i 100 milioni, solitamente).
Con queste certezze in tasca, Sandler cerca ogni tanto di rinnovarsi scegliendo commedie spesso più orientate verso la famiglia, ogni tanto più demenziali del solito e troppo poco spesso interpretazioni drammatiche (tutte stroncate dal pubblico ma amate dalla critica, vedi "Ubriaco d'amore" e "Reign over me").
Stavolta Sandler si spreca più del solito, accetta di lavorare con collaboratori a lui meno vicini per un progetto sulla carta ambizioso, regala spazio a un comprimario senza verve e con sono un'espressione (quella del bambinone piagnone), si adegua a una regia priva di slanci per poi finire vittima di una sceneggiatura che strappa forse una risata a qualche poveretto in sala attingendo solo da una volgarità demente e insistente, risultando perfino complice del tutto per via della faccia che ci ha messo!
Il primo tempo lascia quasi ben sperare nonostante gli scivoloni nella superficialità e nella volgarità: si pensa si possa assistere a una riflessione sulla comicità, oppure a una critica di certa comicità volgare. Si crede che ci possa essere un'evoluzione dei personaggi, e con loro del film stesso. Ma presto ci si accorge che il gioco è fine a sé stesso. Non c'è alcuna chiave di lettura in un film che si accartoccia per trasformarsi presto in una lunghissima e noiosissima commediola che non fa ridere.
Due ore e venti minuti di nulla assoluto sono un'ora di troppo per lo spazio che dovrebbe prendersi questo film. E due ore di troppo per l'attenzione che dovrebbe porgervi lo spettatore.
Non scrivo nemmeno il solito "peccato!" che accompagna le mie critiche negative. Non si va molto lontano con dei film come questo.
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