Regia di Judd Apatow vedi scheda film
Judd Apatow alza l’asticella del tiro, ma non convince del tutto nel suo tentativo di mescolare una commedia sguaiata (con ulteriori risvolti romantici e una certa attenzione per l’amicizia) alla malattia, e quindi al dolore ed alla paura che essa si porta dietro, ad una riflessione sul ruolo del comico davanti e dietro al pubblico (spesso una doppia faccia della stessa medaglia).
A suo modo è stato senza dubbio “originale”, in quanto quando si mescolano toni così distanti, si cerca sempre di non esagerare con le battute.
Qui invece queste si sprecano, anche se non sono sempre efficaci.
Ad esempio i vari scratch di stampo televisivo sono un’insieme di rozzaggini che raramente strappano la risata.
Meglio invece quando la realtà della storia supera i limiti della farsa, quando gli attori vanno più a briglia sciolta all’interno di una quotidianeità non proprio lungimirante, anzi spesso vuota.
Ed infatti qui ritroviamo un manipolo di attori fedelissimi della crew Apatow in grado di far ridere senza troppi problemi, anche se qualche volgarità in meno, soprattutto quando gratuite e buttate lì, avrebbe giovato.
Sul versante drammatico, invece è riuscito a non risultare pedante e ripetitivo (anche se poi il frangente legato alla malattia viene chiuso a metà film), anche se il complesso paga una lunghezza decisamente eccessiva (tra l’altro nemmeno giustificata, si poteva tranquillamente tagliare un po’ in tutti i settori) che ha penalizzato parecchio i risultati al Box Office.
Dunque un film particolare nel suo essere comunque di mainstream, probabilmente più irrisolto che riuscito, ma in fondo l’ho trovato abbastanza intrigante, seppur troppo a corrente alternata e con un finale che dopo 140 minuti, sembra ancora un po’ approssimativo.
Inserisce un pò di tutto all'interno del calderone.
Un pò confusionario e poco incisivo, ma ci ha provato almeno.
Abbastanza sottotono, poco ispirato, divertente solo a tratti.
Inserisce qualche venatura diversa al suo standard, ma non lascia un gran segno.
Spazio limitato al "secondo" film (è talmente lungo che la seconda parte potrebbe essere un film quasi autonomo), dove incredibilmente è molto meglio di quanto (poco) potessi aspettarmi.
Con un'aria perennemante stralunata, strappa qualche risata.
Ordinaria amministrazione.
Sufficiente.
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