Regia di David R. Ellis vedi scheda film
La morte si fa bella per il reboot tridimensionale della destinazione finale. Come da tradizione, i giochi si inaugurano con una strage dove si esibiscono divertite crudeltà e inventiva splatter. Nick, a causa di una (pre)visione durante una gara Nascar, riesce a scampare per miracolo insieme ai suoi amici a una strage. Però, per restare vivi, bisogna interrompere lo script di ferro immaginato dal tristo mietitore (allegoria della coazione seriale cinematografica?). L’interesse primario del film è dato dall’architettura delle uccisioni che si susseguono sornione come in un cartone animato di Tom e Jerry. La morte si rivela attraverso un’interruzione di continuità. Gli oggetti cessano di funzionare oppure rivelano letali potenzialità che permettono loro di sedurne altri per dare vita a puri meccanismi morti come in un balletto meccanico. I massacri sono messi in scena con un didascalico nitore dimostrativo mentre del 3D viene sfruttata solo la possibilità di saltare in faccia allo spettatore bombardandolo di detriti, schegge, fiamme, vetro e altro. Divertente ma non particolarmente acuto, Final Destination 3D è il grado zero del divertimento di massa che, a causa della sua esibita banalità, si rivela oggettino curioso non privo di qualche barlume di... vita.
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