Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
Ancora all'asciutto per quel che riguarda la saga dedicata ai suoi Spy Kids, la curiosità di vedere cosa potesse aver combinato un regista come Robert Rodriguez nei suoi film dedicati ai ragazzi era davvero molta. Rodriguez porta la sua attitudine casinara e artigianale anche in questo settore dell'intrattenimento, proponendo inoltre una sorta di costruzione da cinema postmoderno forse ancora poco vista (o per nulla) in un film rivolto ai più giovani. Così spettatore e protagonisti de Il mistero della pietra magica si trovano a ricostruire gli episodi della strampalata e divertente vicenda destreggiandosi tra flashback e flashforwards in maniera affatto lineare. Significativo sotto questo aspetto il titolo originale Shorts che indica proprio lo spezzettamento della narrazione, i piccoli episodi che la compongono, scelta di titolo indubbiamente più coraggiosa della sua controparte italiana che comunque non porta di certo fuori strada lo spettatore.
Eh già, perché al centro della vicenda c'è proprio una pietra magica del colore dell'arcobaleno, una pietra capace di esaudire ogni desiderio di chi in quel momento la stia stringendo tra le mani. Essendo i protagonisti quasi tutti bambini, i desideri espressi saranno uno più fantasioso e strampalato dell'altro. Rodriguez nel film mette tutto se stesso, occupandosi oltre che della regia anche del soggetto, della sceneggiatura, della fotografia, del montaggio e della composizione delle musiche. L'approccio divertito e anarchico tanto caro al regista, scevro di volgarità o violenza, è ben intuibile in questo film che potrebbe piacere anche ai fan più adulti di Rodriguez, alcune trovate sparse qua e là nella vicenda sono effettivamente divertenti.
La storia in sé non è nulla di eccezionale ma sviluppa in maniera originale temi molto ricorrenti nei film per ragazzi. Nella cittadina di Black Falls tutti lavorano per il cinico Mr. Black (James Spader) e per la sua Black Box Industries che produce la Black Box, un aggeggio tuttofare e iperconnesso dal quale l'intera popolazione è ormai dipendente (tipo I-phone, via). Anche i genitori di Toby (Jimmy Bennett), detto il soggetto, lavorano lì e sono a capo di due gruppi di sviluppo in competizione tra loro. A scuola Toby è angariato da una squadretta di bulli capitanata da Helvetica Black (Jolie Vanier), figlia di Mr. Black. Isolato e con pochissimi amici Toby entrerà casualmente in possesso della pietra magica, oggetto fantastico che nel corso del film passerà di mano in mano dando vita alle fantasie più sfrenate del regista.
Forse proprio questo può essere il punto debole del film, cioè l'eccessivo accumulo di situazioni bizzarre e trovate fantastiche che si succedono una via l'altra, come l'uomo wurstel, la Black Box stile Transformers, la caccola di naso gigante che prende vita, gli pterodattili, etc., etc... dopo un po' lo spettatore si aspetta di tutto. Positiva invece a mio avviso l'idea di abituare anche il pubblico più giovane a stili di narrazione per immagini diverse, magari molto cool ma anche meno lineari della media, cosa che comunque induce ad avere un'attenzione un poco più alta del solito.
Alla fine della fiera sicuramente non si assiste a un film memorabile ma a una pellicola originale e divertente sicuramente sì, ammetto di essermi fatto anche io parecchie risate, in più Laura ha gradito molto e così... missione compiuta.
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