Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
In questa prima settimana post-ferragosto che ci traghetta verso la nuova stagione cinematografica, perchè mai il sottoscritto ha scelto una pellicola che pare rivolgersi prevalentemente ad un pubblico di adolescenti e bambini? Essenzialmente due i fattori che mi hanno convinto. Il nome prestigioso del regista, quel Robert Rodriguez che imprime il marchio della propria genialità ad ogni prodotto cui mette mano. E poi, lo confesso, per reazione emotiva al fatto che i due attesissimi thriller-horror in uscita in questi stessi giorni sono, a detta di chi li ha visti (io ne ho visto uno solo), di una bruttezza fastidiosa, a dispetto di tutto il gran parlare che se ne è fatto e ancora se ne fa, e che oltretutto -insieme a quell'altra sciocchezzuola annunciata con Sandra Bullock- sono stati prescelti per le famose (e inutilissime) "Anteprime d'Agosto". Insomma, i due thriller in questione, che dovrebbero idealmente rappresentare la transizione verso una nuova stagione, si segnalano come due mezze fregature, per cui mi sono volentieri rifugiato in un teen-movie che almeno presentava la garanzia di un regista che finora non mi ha mai deluso nè tradito. E anche stavolta il texano-mexicano ha fatto centro! Anche se bisogna precisare che esistono due tipi di approccio a questa pellicola. Quello più superficiale e sbrigativo di chi non intende vedere oltre l'aspetto di una commediola per bambini e anche un pò sgangherata nel suo vorticoso sali-scendi temporale che sovrappone di continuo piani cronologici differenti. Ma esiste anche la possibilità di una lettura più complessa, che ci permette di individuare alcuni concetti chiave che il genio di Rodriguez riesce a veicolare pur attraverso un prodotto così elementare ed apparentemente ingenuo. E d'altra parte, nel cinema come nella letteratura, non sarebbe la prima volta che un Autore riesce ad esprimersi su temi "alti" ed importanti utilizzando il linguaggio della fiaba e della narrativa per ragazzi. Se posso citare un altro titolo di film a cui questo mi ha idealmente riportato, come stile ed approccio, allora segnalerei "La fabbrica di cioccolato", fatto salvo che il film di cui stiamo parlando è comunque meno pretenzioso rispetto a quello di Tim Burton. La pellicola è dotata di un ritmo travolgente, di idee spassose, e può contare sulla fisicità di giovanissimi attori sufficientemente estrosi, nonchè su un paio di ospiti celebri di cui riferirò più avanti. Ma ciò che di quest'opera mi ha definitivamente sedotto è quell'adorabile ed inconfondibile retrogusto vintage (riferito di volta in volta all'horror, alla fantascienza, al western o a qualsiasi altra cosa...) che è un pò il marchio di fabbrica che contraddistingue la genialità di Rodriguez. Ma pensateci un attimo. E' o no un genio un regista che riesce ad avvolgere di questa singolare patina di "nostalgia+artigianato+vintage" sia un'opera come "Planet Terror" sia un prodotto per bambini come questo? Eh sì, qui si tratta di possedere o meno un certo "gusto", e si dà il caso che sia proprio questo "gusto" a conquistarmi ogni volta. E mi viene da aggiungere un'ulteriore considerazione. Questa pellicola riesce ad essere, pur senza attuare nessuna rivoluzione, assolutamente anti-disneyana. Certo, vengono espressi concetti positivi e c'è anche un lieto fine, ma il linguaggio, i personaggi coi loro cattivi pensieri, il contesto narrativo futuribile ma comunque attualissimo...hanno ben poco a che fare coi film per ragazzi targati Disney. Qui si respira un'altra aria, che probabilmente rispecchia il background culturale di Rodriguez, infatti possiamo affermare che qui si annusa un inconfondibile profumo di fantascienza mista a rock'n'roll, quasi come se Rodriguez volesse (assurdo, vero?) portare un pò di spirito "pulp" in un prodotto per bambini. Senza peraltro dimenticare che -se lo si sa vedere con un certo sguardo- il film non è solo un divertissement fine a sè stesso, ma tende a mettere in guardia i ragazzini su temi socio-politici di portata devastante. Per esempio invita a riflettere sul senso di una civiltà ipertecnologica in cui perfino in famiglia si comunica attraverso la tecnologia. O una società dove si vive ormai solo in funzione della produzione e del lavoro e dove la competitività è parossistica al punto di mettere i dipendenti gli uni contro gli altri ricattandoli con lo spettro del licenziamento. Una società che produce anche devianti patologie come quella di un personaggio del film ossessionato dall'igiene. Ma -soprattutto- una società in cui la gestione del Potere illimitato da parte di una singola persona o di una singola Azienda può rappresentare un pericolo vero per la democrazia. Proprio perchè in un contesto sociale del genere, le scelte delle persone (dai consumi agli orientamenti politici) diventano agevolmente manipolabili. Eppure il folle genio di Rodriguez riesce a veicolare temi di questa portata attraverso un film allegro, vorticoso, pazzoide, disimpegnato. La vicenda è ambientata in una cittadina immaginaria ed è raccontata dalla voce narrante del protagonista, l'undicenne Toby. Questa cittadina è diventata una sorta di "polo tecnologico" da quando un'azienda locale ha prodotto un oggetto che ha mandato in tilt il mercato, imponendosi così pesantemente da modificare radicalmente la vita delle persone. Si tratta della "Black Box", una diabolica scatoletta in grado di espletare qualunque funzione quotidiana. E qui potremmo aprire una piccola parentesi per riflettere su come la tecnologia sembra sempre venirci in aiuto (esempio: il bancomat, che ci permette di svolgere funzioni sempre più ampie) ma in realtà le cose non stanno sempre e soltanto in questi termini, poichè questo "aiuto" può implicare risvolti atti a generare altri tipi di problemi. Attenzione, che io non intendo affatto evocare un neo-luddismo, solo che una corsa acritica e scatenata verso l'euforia di "tecnologia+comodità=felicità" può portarci a dei bruschi risvegli. Dicevamo dunque di questa scatola multifunzione, oggetto ipertecnologico a cui nel film ne viene contrapposto un altro che arriva invece direttamente dal regno della fantasìa e delle fiabe: una pietra magica colorata che può esaudire ogni desiderio. E infatti nel film se ne vedono davvero di tutti i colori. Coccodrilli che volano, un "transformer", uno scarabeo stercorario gigante, dei minuscoli alieni che si occupano dell'giene orale del protagonista, dei bambini che si sfidano ad una gara di un non-sense tale che non ci si crede...anche se suppongo che il personaggio che più colpirà i giovanissimi sarà il "caccolone gigante", sì, proprio una caccolina di naso che assume dimensioni enormi fino a proporsi come un minaccioso incrocio tra "Blob" e "Godzilla"(!!). Insomma, sia per la visionaria follia del regista, sia per la critica sociale in filigrana, possiamo tranquillamente affermare che Rodriguez ha realizzato una commedia EVERSIVA (anticapitalista?). Un cenno al cast. Tra i giovanissimi interpreti, tutti bravini, da segnalare Rebel Rodriguez (il figlio del regista), ma soprattutto l'esordiente Jolie Vanier, che sembra la sosia di Christina Ricci quand'era bambina. Poi ci sono un paio di eccellenti "special guests". Un irriconoscibile James Spader (dov'è finito il "biondino" che avevamo visto in decine di pellicole?). Ma in particolare va rimarcata la presenza di un volto tra i più incisivi di Hollywood, una delle più straordinarie "facce da cinema" mai viste sulla terra: il leggendario William Macy. Va detto inoltre che il film è ascrivibile al 100% a Mr. Rodriguez, visto che il nostro uomo è responsabile di: regìa, sceneggiatura, fotografia, colonna sonora, supervisione degli effetti speciali (magari, chissà, ha fatto anche le pulizie sul set...). Concludendo. Il film, va da sè, non è un capolavoro, ma è comunque in grado di divertire sia bambini che adulti (ovviamente a diversi livelli di percezione). Ma sapete cosa mi piace più di tutto di questo film? Ecco, il pensiero che un giovane cineasta riesca a far divertire i bambini usando uno stile e uno spirito che ci riportano al vecchio caro Roger Corman, beh, a me questa cosa (da cinefilo appassionato) mi esalta e, quasi, mi commuove.
Voto: 8/9
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