Regia di David Mackenzie vedi scheda film
In principio fu il gigolò. Poi col tempo i giovani bellocci e prestanti, capaci di dare piacere a tardone compiacenti e danarose si sono chiamati “toy boy”, ossia ragazzi-giocattolo: niente sentimenti o coinvolgimenti, ma soltanto rapporti sessuali ed epicureismo allo stato puro. Quasi a prendere in giro se stesso, il toy boy in questione è Ashton Kutcher, che nella vita fa il mantenuto della star Demi Moore (e forse anche grazie a lei viene scelto talvolta per il ruolo da protagonista). Già questo sarebbe una premessa per sconsigliarne la visione; quando poi per i primi 10 minuti il protagonista si atteggia a tipo più figo della terra e per i primi 20 le scene sono per il 50% scene di sesso selvaggio (le metafore o i sottesi non appartengono al mondo del regista David McKenzie), la tentazione di abbandonare la visione diventa quasi irrefrenabile. Poi accade l’unica cosa che potesse peggiorare la situazione: il film si impregna all’inverosimile di luoghi comuni e banalità, diventando prevedibile e ridicolo. Lui, bello e impossibile, votato al sesso e con l’unica aspirazione di fare il mantenuto a vita, viene deluso dalla più sfigata e povera delle sue prede: le situazioni a cui lui era abituato si ribaltano e diventa vittima di un sistema ricco di soprusi, per cui soffre, si annichilisce, diventa debole e le sue certezze si scoprono basate sul nulla.
Un film che è un insulto all’intelligenza di chi lo guarda. Non esiste una valutazione di 0 stelle, dunque dobbiamo sforzarci di elevare la valutazione di questo inutile prodotto audio/video che ci guardiamo bene dal definire “film”, fino al generosissimo rango di “scarso”.
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