Regia di Emilio Martinez-Lazaro vedi scheda film
Un film che pare teso soprattutto ad avere il consenso del grande pubblico. Finisce così per scadere in una sceneggiatura dalle soluzioni narrative da fiction televisiva.
Con una regia scolastica, musica retorica e interpretazioni sopra le righe il regista dà ampio spazio ai sentimentalismi e si preoccupa di mostrare con massima chiarezza ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bello e ciò che è brutto senza lasciare spazio alle necessarie sfumature.
I buoni e i cattivi devono essere distinguibili al primo sguardo, le protagoniste sono sempre belle, brave e perfettamente a loro agio nei vestiti graziosamente vintage (come ha sottolineato una nota giornalista spagnola). Al contrario dei collaborazionisti e dei rivoluzionari traditori, con una fisionomia già connotata da visi cattivi, dallo sguardo demoniaco o dal sorriso sadicamente perverso come quello del personaggio di Adriano Giannini...All’opposto di quanto avveniva nel bellissimo “Sophie Scholl” (La Rosa Bianca, movimento di resistenza giovanile tedesca contro il Nazismo), nelle “Tredici Rose” non si mira alla coscienza per colpire la memoria, ma si esalta l’importanza della commemorazione e si cade troppo spesso nel sentimentalismo sopra le righe. A fronte dell'enormità, e delicatezza del tema va quindi sottolineata la mediocrità sostanziale di questo adattamento cinematografico. Le tredici donne della resistenza spagnola meritavano certo di più...
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