Regia di Jakov Protazanov vedi scheda film
Diversamente da molti suoi colleghi russi passati alla storia del cinema (Ejzenstejn, Pudovkin, Dovzenko, Barnet, Kulesov, Dziga Vertov ecc.), Protazanov non era per così dire regista di idee, ma di industria e legato ai generi, soprattutto quelli popolari. Per di più, era un regista con alle spalle una carriera che si era svolta per gran parte nell'era prerivoluzionaria, tanto è vero che nel periodo della Rivoluzione d'Ottobre aveva ben visto il caso di emigrare all'estero.
Qui Protazanov cerca di unire commedia (presente attraverso il personaggio ridicolo del poliziotto Kravkov) melodramma coniugale (con la gelosia del protagonista per la moglie) e fantascienza, sulla scia del Viaggio nella Luna di Mélies (anticipando anche qualcosa di Metropolis), concludendo la storia con una sorta di "bolscevichi su Marte", antesignano del film sui fascisti di Corrado Guzzanti di qualche anno fa.
Sebbene l'umorismo e il sentimentalismo di Aelita siano talmente superati da far affiorare anche la noia, si deve sapere che film simili erano quelli che le masse sovietiche accorrevano per andare a vedere: nel 1926, tirate le somme, si scoprì che il lavoro di Protazanov ebbe più del doppio di spettatori rispetto a La corazzata Potëmkin (notizia da G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, p. 67).
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