Regia di Stephen Sommers vedi scheda film
Dopo oltre un trentennio (grazie a Wikipedia), ho finalmente scoperto il significato dell’acronimo che dava il nome a giocattoli ormai vintage e il titolo ad un vecchio cartone animato che guardavo da bambino: “Global Integrated Joint Operating Entity” (pomposa quasi quanto il significato dell’acronimo S.H.I.E.LD. di marveliana memoria), sigla che probabilmente, se usata per esteso, avrebbe senz’altro affossato il merchandising connesso ai “pupazzi” d’un tempo e delle “action figures” moderne. Il film, “perfetto” prodotto da intrattenimento (U)sa e getta, si attesta sulla media qualitativa del cartone animato che fu: vedibile ma senza realmente coinvolgere lo spettatore. Nessun personaggio risulta interessante e le “eterne” lotte tra antagonisti “nemesi” l’uno dell’altro, finiscono ben presto per stancare. Oltre a ciò, la totalizzante disumanizzazione del film (almeno l’80% della durata prevede un soverchiante uso di effetti digitali) mortifica le capacità del pur non eccellente cast, modellato su esigenze più estetiche e marziali che recitative: vedere per credere la “tutina” indossata da Ana/Sienna Miller o i frequenti “guizzar di muscoli” degli interpreti maschili e sentire, per credere, gli imbarazzanti dialoghi sciorinati con espressione severa dagli attori tutti, non stemperati da tentativi di ironizzare sul tutto con battute scontate quanto una svendita di tappeti. Un non-film, in definitiva, al quale va riconosciuta una resa produttiva efficace e una certa scorrevolezza di fondo dovuta al ritmo indiavolato (senza pause) imposto alla storia che permette di non annoiarsi per tutta la durata di quasi due ore. Il cinema (anche “action”) abita senz’altro altrove.
Movimentata.
Forsennata.
Pesante.
Mancino.
Cattivo.
Fasciata.
Rossa.
Marmoreo.
Ciarliero.
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