Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Ritratto stralunato di Bobo Rondelli, già leader degli Ottavo Padiglione (gruppo musicale intitolato a quello che era il reparto psichiatrico dell’ospedale di Livorno), pigro chansonnier che fatica non poco a staccarsi dalla dimensione della cittadina labronica. Bobo è un musicista che alterna la poesia malinconica all’ironia feroce e volgare, come dimostra la sua canzone capolavoro, “Giulio”, che parla di un anziano pedofilo. Bobo è un provocatore fino all’autolesionismo, come dimostra quella volta che con gli Ottavo Padiglione andò a suonare nella città rivale della sua Livorno, intitolando la serata “Live in Pisamerda”. Bobo Rondelli dà il meglio di sé quando ha intorno i suoi concittadini, la Fortezza Vecchia e il Mare, o quando va a suonare per i poggi del pisano, in sagre paesane dove lo pagano con un paio di fiaschi di vino. Del resto, Bobo Rondelli, come tutti i livornesi, è convinto che il mondo sia un culo e che Livorno ne rappresenti il buco (anzi, “ir buo”). E proprio per questo non rinuncia ad una frecciata d’ironia nei confronti di Virzì (che con questo film gli ha dedicato un affettuoso omaggio) e di Nada, ai quali, quando decantano la bellezza del mare labronico, ribatte “Ma allora perché voi siete andati via e io ci so’ rimasto?”. Notevole la partecipazione degli amici, livornesi e non, di Rondelli, a cominciare da uno straordinario Stefano Bollani, fino al grandissimo umorista/musicista Federico Maria Sardelli.
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