Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Cos'è successo in questi dieci anni (nove, per la precisione, ma vabbè) trascorsi fra L'ultimo bacio e Baciami ancora? Nulla. Nulla di nulla. Nulla di nulla di nulla. I trentenni immaturi impelagatisi in relazioni insoddisfacenti ora sono quarantenni immaturi impelagatisi in relazioni insoddisfacenti: in più ci sono gli anni sui volti dei protagonisti, un paio di figli/figliastri nella trama, Rulli e Petraglia ad affiancare il regista in sceneggiatura (si presuppone che abbiano licenziato la loro parte di lavoro riciclando scarti di vecchi copioni troppo banali o troppo insipidi) ed il cambio - tragico - Puccini per Mezzogiorno. La differenza è perfino acuita dalla proverbiale incapacità di Muccino di dirigere gli attori: la Impacciatore, Cocci, talvolta anche Santamaria lasciano parecchio a desiderare, mentre Accorsi se la cavicchia e, in tanto sfacelo, Favino risulta a dir poco monumentale. La storia raccoglie le banalità del primo capitolo (non disprezzabile, essendo il miglior Muccino finora) e rinuncia quasi completamente alla riflessione esistenziale più profonda, per rifarsi ad un miserabile filosofare spicciolo giustamente concluso dalla frase 'forse è vero che moriamo solo quando non riusciamo a mettere le nostre radici': roba da ipodotati cerebrali, o semplicemente da adolescentucoli, famigliuole, speculazioni risapute che ben si accostano alla linea di 'pensiero' di quello stesso Jovanotti la cui canzone (intitolata proprio Baciami ancora) commenta il film meglio di qualsiasi parola, spiaggiandosi come una balena morente - e la melodia del pezzo ricorda bene o male gli strazianti lamenti di un capodoglio in atroce agonia - sui titoli di coda. Muccino ha fallito in America (Sette anime e La ricerca della felicità) e tenta di riciclarsi in Italia con quello che è stato probabilmente il suo film più amato dal pubblico: il sequel non solo non funziona, ma fa perfino dimenticare i pochi, ma innegabili pregi del primo film (discorso simile potrebbe farsi per Jovanotti, artista in declino inarrestabile da oltre una decade, che tenta di rilanciarsi con il pezzo su commissione per un film - ahinoi - destinato a sbancare il botteghino). Due ore e venti di durata ammazzerebbero anche l'uomo più paziente del mondo. Misero. 3/10.
Quadro d'insieme di quarantenni falliti: coppie (e matrimoni) naufragati, figli ormai grandicelli cresciuti all'ombra di padri lontani o perennemente impegnati in litigi e ripicche con le madri, nuovi figli in arrivo per chi non li voleva affatto... e c'è pure quello che dieci anni fa si faceva solo delle gran canne (e ragazze) che decide improvvisamente, avuta la nausea della mediocrità delle vite dei suoi amici, di mollare il lavoro e fuggire in Brasile.
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