Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Film tra i più gravi dei fratelli Coen, "A serious man" è un'opera volutamente spiazzante, un comedy/drama con molte iniezioni di umorismo nero che vede il professor Larry Gopnik perdere tutte le certezze su cui si basava la propria vita ed entrare in una specie di limbo in cui è costretto a ricorrere a ben tre rabbini per decifrare il mistero della propria esistenza, senza naturalmente arrivare a soluzioni definitive. I due registi propongono una pellicola completamente legata a quel mondo ebraico che nelle opere precedenti non aveva mai occupato un posto così importante, ritornano all'enunciazione del principio di indeterminazione di Heisenberg che già figurava in "L'uomo che non c'era", apparentemente rinunciano alla ferocia della visione che caratterizzava "Fargo" e "Non è un paese per vecchi", ma questo film rimane tra i più inquieti e problematici della loro opera, non a caso ignorato dal pubblico nelle sale in America. Per me si tratta di un'opera adulta e intelligente, formalmente controllatissima, sapiente nella gestione dei registri narrativi, a tratti geniale nello stimolare la riflessione dello spettatore, anche se il finale aperto che giunge in maniera repentina mi ha suscitato qualche perplessità. Michael Stuhlbarg ha il physique du role per lo svagato e angosciato professore, fornendo una convincente performance da cui il film trae molta della propria forza emotiva; buoni anche i contributi dei caratteristi, attori generalmente poco noti al grande pubblico che i Coen riescono a sfruttare al meglio (personalmente ho apprezzato in particolare nella breve parte del giovane rabbino Simon Helberg, che ricordo in uno dei ruoli principali in "Florence" con Meryl Streep). Però mi sembra assurdo leggere commenti come "lo può capire solo chi conosce la Torah e la Cabala", e credo vada apprezzato lo sforzo dei registi di proporre qualcosa di diverso dalle atmosfere che li avevano resi celebri.
Voto 9/10
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