Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Tragicomico nella sua impotenza Larry è “persona che gestisce una situazione nella peggior maniera possibile o che è perseguitata da una malasorte più o meno dovuta alla sua stessa inettitudine”
Lawrence (Larry) Gopnik è uno shlemiel, cioè “colui che non capisce”, figura suggestiva e inderogabile della cultura ebraica, l’uomo contro il quale la vita si rivolta puntualmente,sempre spiazzato dagli eventi, eppure probo e onesto, timorato di Dio e ligio ai suoi doveri, dunque non capisce come e perché accada, ma procede tragicomico nella sua impotenza.
The Universal Jewish Encyclopedia lo definisce
“persona che gestisce una situazione nella peggior maniera possibile o che è perseguitata da una malasorte più o meno dovuta alla sua stessa inettitudine”.
Professore di fisica in attesa di ruolo,vive nell’America anni ’60 delle linde casette in fotocopia, dei vicini che ti amareggiano la vita già sull’uscio di casa, delle vicine trasgressive ma che più che nei sogni non c’è speranza, alle prese con due figli adolescenti da manuale del fallimento dei modelli educativi avanzati, una moglie che con perentoria compostezza e adeguato distacco gli comunica che tale Simon è entrato nella sua vita e che quindi ne dovrà uscire lui, c’è un comodo motel con piscina (vuota) in cui trasferirsi; non manca un fratello, Arthur, che oltre ad invadergli casa, bagno e divano, si dedica al calcolo delle probabilità e gioca, quando non si fa pescare dalla polizia in situazioni a dir poco eccentriche.
Come se ciò non bastasse, il direttore della scuola si appoggia mellifluo, conciliante e obliquo allo stipite della porta del suo ufficio per dirgli mezze frasi a proposito di lettere anonime contro di lui, ma, per carità, non influiranno sul passaggio in ruolo, che però è ancora da ratificare.
Corollari non mancano e si susseguono a ripetizione, eppure Larry fa sempre tutto per bene, cos’è che non va, perché accade?
Ah, questo non è dato saperlo, solo Hashem conosce il mistero del suo disegno imperscrutabile, i tre rabbini possono confermarglielo ed è ciò che, appunto, fanno (almeno i primi due, visto che il terzo, quello più importante, è occupato a pensare e non può riceverlo).
Ricevi con semplicità ciò che ti accade è la didascalia iniziale che, con il breve flash back di apertura sullo shtetl polacco di altri tempi dove arriva un’anima posseduta (dybbuk) e scorrono sottotitoli a tradurre dall’ yiddish una parabola uscita pari pari dai racconti di Singer, segna la connotazione perentoriamente ebraica del film, ma questo Giobbe del Mid West è quanto di più lontano possiamo immaginare dai modelli talmudici ortodossi, lo struggente Mendel Singer del mitteleuropeo Joseph Roth, (“il suo sonno era senza sogni e la sua anima casta”) è abilmente fatto dimenticare dai due fratelli di Minneapolis.
Larry non griderebbe mai, come Mendel "Dio voglio bruciare .. Dio è crudele, e più gli si ubbidisce, più ci tratta con severità .. Solo i deboli ama annientare. La debolezza di un uomo eccita la sua forza e l'ubbidienza risveglia la sua ira .."
Larry è tutti noi, cosa c’è di diverso? Forse il libero arbitrio?
Per questo Larry omologato vale quello che scrive Magris “l’ebreo si è dissimulato in tutte le figure della società moderna, ha disgregato tutti i tratti del suo essere, ha assunto tutti gli atteggiamenti dei popoli presso i quali si è trovato a vivere, fino a relegare in un angolo della propria coscienza la sua effettiva, reale personalità [...] l’assimilazione ha già fatto della nevrosi la permanente condizione psicologica degli ebrei.”
Che poi è la nostra, e la ragione di tutto nel grembo dei celesti si posa.
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