Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Larry Gopnik (Michael Stuhlbarg) è un professore di fisica a cui capitano una serie di eventi sfarorevoli che mettono a dura prova la sua innata bontà d'animo. La moglie Judith (Sari Lennick) gli comunica che vuole lasciarlo e chiede il divorzio rituale (Get) in modo che possa risposarsi nella fede col corpulento Sy Ableman (Fred melamed). Uno scambio di vedute con uno studente coreano (David Kang) rischia di mettere in pericolo la sua carriera universitaria. Ha due figli (Aaron Wolff e Jessica McManus) presi dalle loro fregole adolescenziali, un fratello (Richard Kind) maniaco del calcolo delle probabilità e del gioco d'azzardo e un vicino di casa (Peter Breitmayer) tendenzialmente antisemita. Come se non bastasse, Larry non riesce a trovare conforto nella religione ebraica che osserva con ferrea devozione. I tre Rabbini a cui si rivolge non sanno indirizzarlo nel giusto modo, non sanno aiutarlo a diventare un mensch, un uomo serio.
Larry in fondo è rimasto vittima della sua stessa arrendevolezza caratteriale, della passività con cui un uomo di fede come lui si predispone ad accettare tutto ciò che gli capita con fatalistica rassegnazione. Le cose accadono a prescindere dalla volontà umana, ma quando a questa constatazione vi si aggiunge anche un fare remissivo, allora si fa davvero molto probabile l'evenienza che uno come Larry diventi l'inconsapevole vittima di una umanità, tanto formalmente fedele ai suoi stessi precetti religiosi, quanto sostanzialmente incline a seguire i richiami dei suoi egoistici interessi. Con "A Serius Man", il genio dei fratelli Coen attua una divertita incursione nell'universo Yiddish (alla maniera del miglior Allen), in un mondo retto sulla sacralità di riti e tradizioni tramandate per secoli e sulla consapevole accettazione di un insieme di segni divini di cui se ne conosce il senso ma non il significato (come ci suggerisce la storia del dentista), l'ordine nel cosmo ma non la sua intima corrispondenza con le cose terrene (come indica la vicenda del paradosso del gatto di Schrodinger). Con Larry Gopnik (uno strepitoso Michael Stuhlbarg) i fratelli Coen aggiungono un altro "grande personaggio" alla loro nutrita galleria, un altro tassello in una filmografia che, attraverso generi e contaminazioni diverse, conserva un filo conduttore di inestinguibile coerenza. Da "Blood Simple" a "Mr.Hula Hop", da "Fargo" a "Il grande Lebowski", da "L'uomo che non c'era" a "Non è un paese per vecchi", fino ad arrivare a quest'ultimo, sia che si tratti di un noir che di una commedia, sono sempre gli imprescrutabili percorsi del caso a scompaginare i piani dei protagonisti dei loro film, a scuotere l'andamento lento delle vite di perfetti disillusi, ad ammantare di grottesco le maldestre vicende di amabili mascalzoni. Il cinema dei Coen è sempre una rappresentazione semiseria della banalità del male e con "A Serius Man" giungono a un mirabile equilibrio tra la parodistica caratterizzazione di un mondo e la lucida analisi sull'indeterminatezza che caratterizzerebbe l'agire umano.
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