Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Commedia pervasa di spirito yiddish, il medesimo smarrito da Allen in svariate location europee. In parecchi hanno storto il naso ma il film và preso con estrema filosofia ed apertura mentale. Come nello splendido prologo in bianco e nero che lascia ad ognuno libertà d’interpretazione. Il serious man protagonista lotta contro le avversità con flemma e pazienza sempre più risicati. La ribellione avviene solo in sogni/incubi ed il destino disporrà il bello ed il cattivo tempo. Fino alla fine. Il racconto dei denti del non ebreo esemplifica il potenziale inconcepibile del quale possiamo essere fatti oggetti, e starci a chiedere il perché ed il percome è fatica sprecata. Non sperperiamo il nostro appetito, il nostro sonno, i nostri sorrisi. Agiamo secondo coscienza. La soluzione arriverà. Intanto godiamoci facce e pause di grande cinema, c’è la stoccata alleniana e l’arguzia dei Fratelli Marx, ma soprattutto è rispolverato il genio Coen. Un ritorno al sarcasmo ed al grottesco da Grande Lebowski, c’è lo “shlemiel” ebraico e tutta la sua capacità di non comprendere la misurata follia che gli si agita intorno: siparietti come quello col padre dello studente coreano sono da cineteca universale. Il montaggio dell’incidente d’auto con i flashes dell’amante della moglie, in auto anche lui (e per l’ultima volta), è ingegnosamente incardinato in un divenire kafkiano che inchioda protagonista e spettatore.
A serious man è un omaggio a tutti noi che ci agitiamo in mezzo a milioni di microcosmi. Tentiamo a volte di far coesistere mille e più esigenze preservando una linea morale. E la soluzione arriva sempre. Anche se spesso ci spazza in pieno.
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