Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Quando ancora il calcio era più importante per quello che si vedeva sul campo che non per quanto veniva detto di fronte alle telecamere delle televisioni. È allora che sbocciò il talento dell'allenatore Brian Clough, manager del Derby County F. C., squadra che portò in quattro anni dai bassifondi della seconda divisione al titolo inglese. Clough fu un grande comunicatore e, al tempo stesso, un uomo senza peli sulla lingua, una sorta di Mourinho ante litteram, anche se probabilmente il suo personaggio era meno studiato rispetto al portoghese. Poteva essere tenuto a bada ed in equilibrio soltanto dall'amico e collaboratore Peter Taylor, eccezionale talent scout e continua flebo di bromuro per l'allenatore di Middlesbrough. Il film di Hooper è la narrazione (con flashback) dei 44 giorni di Clough quale manager del Leeds United, all'epoca (1974) il club di maggior prestigio del calcio inglese. Un periodo che si concluse in meno di un mese e mezzo, con un sostanziale fallimento. A dimostrazione che nel calcio non esistono regole valide ora e per sempre, anche perché, dopo la bocciatura di Leeds, Clough prese in mano un'altra squadra di basso profilo - il Nottingham Forest - e la portò a vincere il campionato del 1978 e poi ad una storica doppietta (1979 e 1980) in Coppa dei Campioni. Il film funziona benissimo, grazie ad una sceneggiatura che lavora su più piani temporali ed incrocia diverse tematiche (il rapporto d'amicizia del protagonista con Taylor, la rivalità con Don Revie, storico manager del «maledetto United», il mondo del calcio, in eterno bilico tra innovazione e fedeltà alle tradizioni), ad una regia agile ma anche rigorosa e ad un'interpretazione sempre all'altezza. Molto bravi, come al solito Michael Sheen (Clough), Timothy Spall (Taylor) e Colm Meaney (Revie).
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