Regia di David Lynch vedi scheda film
Secondo cortometraggio realizzato da un Lynch poco più che ventenne e tuttofare (regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, animazioni, suono), finanziato (mille dollari) dall'amico H. Barton Wasserman ed ispirato dal racconto di un incubo della nipote di Peggy Lentz (all'epoca moglie del regista e qui unica interprete), che il regista traduce visivamente mescolando con maestria animazione in stop motion e devastazioni horror, in un visionario e suggestivo patchwork allegorico che lascia già intravedere in nuce il talento disturbante e malato del suo autore, che riecheggia già nell'ambientazione tetra e minacciosa (Lynch aveva dipinto di nero le pareti della camera da letto della sua abitazione) e nelle isteriche e sconnesse distorsioni musicali della colonna sonora, che assemblano, oltre al ritmo cantilenante di una inquietante e fanciullesca voce off che scandisce le lettere dell'alfabeto, il rumore del vento, grida, sirene, il pianto di una bambina (sua figlia Jennifer, appena nata) e altri macabri effetti sonori, spesso squarciati da alcuni attimi di angosciante silenzio. In appena quattro minuti di durata Lynch dipana, tra macabri simbolismi e lucida follia, un oscuro teorema sulla paura dell'apprendimento, simboleggiato da una fanciulla torturata dalle lettere dell'alfabeto, che le penetrano nel cervello durante il sonno, finchè non inizia a vomitare sangue. Un incubo viscerale (e surreale) di straordinaria potenza evocativa.
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