Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Un esordio che è manifesto e dichiarazione d'intenti: non credo in nulla.
La vita quotidiana fatta a pezzi (prima simbolicamente e poi nel concreto), congelata, messa a nudo nella sua nullità. La fuga non è la salvezza ma solo l'atto definitivo di una tragedia che si respirava da sempre, che giaceva dietro la fissità del nido familiare.
Una sorta di preludio a "Funny Games", ma se possibile ancor più "efferato" e senza sconti. Contiene forse una delle scene più violente del cinema, ma non c'è sangue né grida, solo l'assordante fracasso della disillusione.
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