Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Su questo esordio nel lungometraggio cinematografico di Haneke ci sarebbero da spendere milioni di parole - e forse del tutto invano, perchè nulla può scavare nel mistero, nel male oscuro, nella freddezza di questo lavoro, non a caso il primo della cosiddetta trilogia della glaciazione (gli altri due saranno Benny's video e 71 frammenti). Haneke non ci consegna abbastanza input su cui ragionare ed è questo il suo metodo di lavoro, che svilupperà anche nei seguenti film: tre personaggi, una situazione apparentemente normale, una narrazione imparziale al limite della trasparenza e dell'ovvietà, infine un'apocalisse improvvisa, una catastrofe cui lo spettatore non saprebbe fornire spiegazione alcuna. Il che comporta che la prima ora di film sia di una noia estrema, con la camera che si sofferma insistitamente su particolari del tutto superflui e lunghe scene di silenzio totale (e questa è la costruzione del quadro); nella seconda parte invece assistiamo, sempre con la stessa regia di una freddezza chirurgica, alla distruzione impietosa di questo quadro, delle certezze medioborghesi della quotidianità famigliare: e qui è un trionfo di stimoli. Mediando tra il pessimo e l'ottimo si ottiene un film sufficiente, certamente intelligente e provocatorio, ma indiscutibilmente monco ed afasico. In un senso più ampio può interpretarsi come un duro affondo critico contro il materialismo e la facile ondata consumistica degli anni '80, al termine dei quali infatti il film viene realizzato.
Una famiglia apparentemente normale - madre, padre e figlioletta - soffre di sbalzi d'umore e depressione; un giorno i tre si barricano in casa, distruggono tutto e si suicidano.
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