A vent’anni esatti dal pionieristico Roger & Me, il nuovo film di Michael Moore ritorna sulla questione esaminata dal regista nel corso di tutta la sua carriera: gli effetti disastrosi prodotti dal dominio delle grandi aziende sulla vita quotidiana degli abitanti degli Stati Uniti e del mondo intero. Ma stavolta il colpevole è molto più grande della General Motors, e la scena del crimine molto più ampia di Flint, Michigan. Mescolando l’umorismo all’indignazione, Moore esamina la tormentosa questione del prezzo pagato dall’America a causa del suo amore per il capitalismo.
Note
Moore con la sua solita leggerezza e la frenesia dell’azione ci strascina nei meandri della catastrofe subprime, un capolavoro della finanza a fini di profitto. Ed ecco le sue interviste celebri, gli appostamenti, le trovate spettacolari, come quella di avvolgere l’intero edificio di Wall Street con il nastro giallo usato dalla polizia sul luogo del crimine.
Moore e le sue deiezioni sono uno dei cancri dell'umanità. A forza di ingrassare e di produrre inutilmente CO2 porterà alla catastrofe prima del GW, delle idiozie thunberghiane e della vacuità zoomer. Una minaccia per la sopravvivenza della specie e del pianeta - stimo anche dell'universo - vi prego, abbattetelo - o almeno istituite una Moore Tax.
Una storia interessante di come gli americani hanno scaricato i loro debiti fra di loro, e peggio, su tutto il resto del mondo (e Moore qui tace). E con un nuovo governo Repubblicano che si appresta ad effettuare una nuova deregulation, ne rivedremo delle belle. Grazie ammmara.cani!!! Tutto il resto del mondo per loro è USA & Getta!! Voto 8.
Moore parte dalla sua idea, o ideale, per costruire un film che gli dia ragione. Ma quando i fatti sono quelli che racconta, come si fa a non dargliela la ragione? 8,5
I documentari di Moore non sono come tutti gli altri: c'è sempre un sottile filo di ironia nello svelare le trame della società americana che sembra casta e pura, all'avanguardia, ma che comunque si fa fregare dalle lobby!
La presenza di Moore è sempre troppo ingombrante e onnipresente. Ma l'onestà con la quale ci mostra il volto vero degli Stati Uniti (qui come nei suoi precedenti lavori) è innnegabile e da applausi.
Meno graffiante del solito, ma sempre geniale, Moore entra nel mondo del capitalismo sviscerandone i lati più selvaggi e fotografando la crisi economica dalla angolazione critica migliore.
«Sono un essere umano e sono stanco - ha detto il regista - non può ricadere tutto sulle mie spalle o su quelle di Barack Obama. La gente deve svegliarsi e partecipare in massa».
Queste parole dicono tanto di quest’uomo che da alcuni anni ha scelto di raccontarci un’ America diversa da tutte le fandonie che per generazioni ci hanno detto sulla democrazia,… leggi tutto
Castigat ridendo mores (dicevano gli antichi romani, citati, peraltro, per altre ragioni, fin dalla prima scena).
Ma non in questo caso.
M.M. ha sempre fatto cinema politico.
Parlare della società americana, delle storture della propria legislazione, ovvero dell’impatto devastante che questa ha (soprattutto quando assente) sul popolo americano; comprenderne le cause;… leggi tutto
La qualità dei lavori del Gabibbo americano (più per la mole che per l'incisività dei suoi interventi) procede in maniera inversamente proporzionale alla sua popolarità: ed infatti, giustamente, questo Capitalism, a love story è passato piuttosto inosservato, quantomeno rispetto ai suoi precedenti 'documentari'. Anche qui 'documentario' è una parola… leggi tutto
Un documentario imperdibile poiché esimio riguardo alla maggiore fonte dei problemi del mondo contemporaneo: il capitalismo, appunto.
Dopo la spaventosa crisi economica del 2008, di cui a 14 anni di distanza continuiamo a pagare le conseguenze (e pure ne è passata di acqua sotto i ponti, purtroppo, nel frattempo), Moore espone molti malanni di questa filosofia: quella del massimo…
Gli ultimi 100 anni U.S.A. raccontati negli ultimi 20 anni U.S.A. in una ventina di film U.S.A. (manca Michael Moore, ma è come se ci fosse, dai) e un paio di fantasmi dalla Frontiera e dallo sprofondo…
I FILM PER SMUOVERE LE COSCIENZE - PARTE II
La lista opinabile, naturalmente criticabile, faziosamente elencata, accuratamente progettata
PARTE II. ECONOMIA
L’economia.…
Castigat ridendo mores (dicevano gli antichi romani, citati, peraltro, per altre ragioni, fin dalla prima scena).
Ma non in questo caso.
M.M. ha sempre fatto cinema politico.
Parlare della società americana, delle storture della propria legislazione, ovvero dell’impatto devastante che questa ha (soprattutto quando assente) sul popolo americano; comprenderne le cause;…
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Commenti (7) vedi tutti
Moore e le sue deiezioni sono uno dei cancri dell'umanità. A forza di ingrassare e di produrre inutilmente CO2 porterà alla catastrofe prima del GW, delle idiozie thunberghiane e della vacuità zoomer. Una minaccia per la sopravvivenza della specie e del pianeta - stimo anche dell'universo - vi prego, abbattetelo - o almeno istituite una Moore Tax.
commento di Karl78Una storia interessante di come gli americani hanno scaricato i loro debiti fra di loro, e peggio, su tutto il resto del mondo (e Moore qui tace). E con un nuovo governo Repubblicano che si appresta ad effettuare una nuova deregulation, ne rivedremo delle belle. Grazie ammmara.cani!!! Tutto il resto del mondo per loro è USA & Getta!! Voto 8.
commento di BradyMoore parte dalla sua idea, o ideale, per costruire un film che gli dia ragione. Ma quando i fatti sono quelli che racconta, come si fa a non dargliela la ragione? 8,5
commento di near87Una bella frustata di energia anche per la vecchia Europa e i suoi dotti parrucconi.
leggi la recensione completa di yumeI documentari di Moore non sono come tutti gli altri: c'è sempre un sottile filo di ironia nello svelare le trame della società americana che sembra casta e pura, all'avanguardia, ma che comunque si fa fregare dalle lobby!
commento di slim spaccabeccoLa presenza di Moore è sempre troppo ingombrante e onnipresente. Ma l'onestà con la quale ci mostra il volto vero degli Stati Uniti (qui come nei suoi precedenti lavori) è innnegabile e da applausi.
commento di PugnoMeno graffiante del solito, ma sempre geniale, Moore entra nel mondo del capitalismo sviscerandone i lati più selvaggi e fotografando la crisi economica dalla angolazione critica migliore.
commento di closer