Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
1954: due agenti federali arrivano in un’isola che ospita un manicomio criminale da dove è fuggita una paziente pericolosa; è subito chiaro che il personale non ha nessuna intenzione di collaborare e che nasconde qualcosa: ma cosa? Finché il mistero rimane tale, il film è bellissimo: tutto giocato sulle paranoie tipiche della guerra fredda, inanella una tale serie di colpi di scena che dopo un po’ lo spettatore non sa più a quale versione credere. Poi, a poco a poco, si verifica un effetto di sovraccarico: il trauma per la morte della moglie, la scoperta dei campi di sterminio, le presenze fantasmatiche, insomma troppa carne al fuoco. Il discorso, da politico, si fa via via personale; il film diventa sempre più simile a Memento (che è ottimo, beninteso, ma qui le premesse facevano pensare a qualcosa di diverso) e alla fine si accartoccia in un dilemma privato: è peggio vivere da mostro o morire da uomo perbene?
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