Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
"I pazzi sono dei soggetti perfetti. Parlano e nessuno li ascolta", questa battuta, dett da Di Caprio in Shutter Island mi è rimasta impressa, prima di tutto perché corrisponde al vero, e anche perché per come si sviluppa il film, è molto sensata. Edward Daniels è un ispettore del FBI, insieme al suo partner si recano su una misteriosa isola nel quale risiede un manicomio, lo scopo della loro visita è la fuga di una paziente che ormai da tempo non si riesce a trovare. Arrivati e accolti dal dottore e direttore della clinica, già durante la prima notte i due partner capiscono che in quell'isola nulla è come sembra, tra un mistero e l'altro il film prosegue fino al plot twist, una vera chicca che il regista italo-americano Martin Scorsese ci regala nel finale. Parlare della regia di Scorsese lo trovo alquanto inutile, soprattutto perché non è un'opera prima, manca quindi della sperimentalità che aveva il Maestro agli albori della sua carriera, ciò non toglie che la sua direzione sia come al solito impeccabile. La fotografia è curata in ogni particolare, dalla luce soffusa delle candele, al buoio delle grotte. La sceneggiatura, di Laeta Kalogridis, è perfettamente orchestrata fino al colpo di scena finale, in realtà Scorsese non ci dice quale sia la verità, come solo i grandi sanno fare, ci propone una visione dualistica, sta a noi poi immedesimarci in quella che riteniamo più veritiera. La recitazione è ovviamente perfetta, Di Caprio, in quella che forse è una delle tre performance migliori ci regala un personaggio ambiguo, un antieroe per cui proviamo empatia ma a cui non riusciamo ad affezzionarci fino in fondo, Ben Kingsley, come al solito recita divinente e dimostra anche qui la sua grande ecletticità. Shutter Island in poco tempo è diventato un cult, se reggerà la sfida del tempo potrà essere annoverato tra i capolavori del 21esimo secolo.
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