Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
In fremente attesa per l' imminente messa in onda su Sky di "Boardwalk Empire" (affresco gangster di Atlantic City durante i primi anni del proibizionismo), mi sono finalmente imbattuto nell' ultimo lungometraggio di Martin Scorsese. Mancato al cinema in un anno che mi ha visto troppo assente dalle sale, mi rimprovero una volta di più perchè se ne sono rimasto folgorato dal televisore di casa, chissà cosa dev' essere stato l' impatto della visione su grande schermo. Tratto da un romanzo - L'isola della paura - di quel Dennis Lehane la cui penna aveva già ispirato trasposizioni cinematografiche come "Mystic River" e "Gone baby gone", "Shutter Island" è quello che si può tranquillamente definire un grande film. Ambientato nell' ospedale psichiatrico di Ashecliff durante gli anni '50, segue la lenta ed inesorabile discesa all' inferno dell' agente FBI Teddy Daniels, reduce di guerra e vedovo, chiamato su una sperduta isola per indagare sulla misteriosa scomparsa di una madre figlicida. Accompagnato da un fidato partner che lo segue dappertutto, verrà gradualmente fagocitato da un mondo popolato da personaggi, luoghi e situazioni perennemente in bilico fra ragione e follia. Visivamente imponente e trascinante sin dalle prme sequenze (il battello e poi l' ingresso nel manicomio), il film di Scorsese ci spinge con violenza fra i meandri oscuri della mente e dell' animo umano parlandoci di rimorso, senso di colpa, paranoia, vendetta, rifiuto della realtà, impossibilità di rassegnazione se non come gesto finale e lo fa mettendo in scena, con innata eleganza, una vicenda che gioca sapientemente con i generi ma che mantiene allo stesso tempo una sua identità ben precisa. Dotata di un' ambientazione inquietante, sia negli interni che negli esterni, la pellicola si avvale di un settore tecnico eccezionale con Ferretti alle scenografie e Richardson alla fotografia i quali contribuiscono, insieme al regista, a rendere "Shutter Island" un' opera allucinata e spesso disturbante. La macchina da presa, fra carrellate, blocchi immagine ed improvvisi scatti, non risparmia nulla allo spettatore soffermandosi su volti e dettagli mai insignificanti e con attenzione maniacale per le ricostruzioni sia nella parti conscie che in quelle oniriche incorniciate da deliranti pioggie di fogli, cenere e fiamme. Curatissima come al solito anche la scelta di musiche ed effetti sonori che vanno ad accompagnare e rafforzare un livello di tensione elevato e costante, basti pensare a sequenze come quella dell' attraversamento del padiglione C a lume di cerino, l' esplorazione del cimitero durante la tempesta o la scalata del faro verso il finale. Un grande film, dicevo, impreziosito da un ottimo ed intenso cast con in testa un tormentato e bravissimo Di Caprio (la direzione di Martin gli fa sempre un gran bene) accompagnato da un Mark Ruffalo contenuto e quindi perfettamente complementare. Ben Kingsley e Von Sydow si confermano inevitabilmente presenza di gran classe ed effetto mentre la componente femminile è funzionale più che mai alle visioni del protagonista : dall' ambigua ed evanescente Michelle Williams passando per la spiazzante Emily Mortimer per arrivare infine alla fugace Patricia Clarkson. Camei sfigura(n)ti invece per Elias Koteas e Jackie Earle Haley. In definitiva, non sarà il solito od il miglior Scorsese di sempre ma è ugualmente una produzione che urla grande cinema ad ogni inquadratura, dall'inizio alla fine.
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