Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Nel 1954 l'ispettore di polizia Teddy Damiels (DiCaprio) e il suo dioscuro Chuck Hole (Ruffalo) approdano in un'isola al largo di Boston dove c'è un manicomio criminale di massima sicurezza. I due sono lì perché una detenuta è scappata ma Teddy - che è ossessionato dalla tragica morte della moglie - comincia a sospettare che nell'isola si facciano mostruosi esperimenti di eugenetica sulla pelle degli internati. La sua è solo immaginazione?
Tratto dal romanzo "L'isola della paura" di Dennis Lehane (che al cinema aveva già dato Mystic river e Gone baby gone), Shutter island è il film più sofferto e controverso della carriera di Martin Scorsese, tanto è vero che il regista italoamericano ne ha rimandato l'uscita per sette mesi. Montato, smontato e rimontato a causa della complessità dell'intreccio - costruito, alla stregua de L'ultima tentazione di Cristo, sullo spunto narrativo della doppia verità, fino al role playing finale - il film è un thriller psicologico estremamente cerebrale, girato magnificamente e interpretato superbamente, al quale manca tuttavia l'ingrediente essenziale del genere: la suspense. Frotte di topi che escono da una caverna, rievocazioni delle atrocità nazista a Dachau e facce segnate dalla ferocia della follia non sono che espedienti minimi per alzare il tasso di ripugnanza senza mai riuscire ad accendere quello dell'apprensione.
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