Regia di Duncan Jones vedi scheda film
Il film di Jones rappresenta, a parere di chi scrive, una gradevole boccata d’ossigeno per il genere fantascientifico “pensante”: seppur derivativo, ma senza mai incorrere nel mero plagio, riesce a sviluppare delle svolte tematiche assolutamente originali, omaggiando i numi tutelari presi ad esempio ed argomentando felicemente, nel contempo, le personali tematiche del regista.
Un talento umile, quello di Jones, che riconosce la grandezza altrui ma non esita a stravolgerne le coordinate, innovandole con “spin” ad effetto ben assestati spesso un attimo prima che sfocino nel “deja vu”; parecchie situazioni che nello spettatore non potrebbero che risvegliare, ad esempio, brividi kubrickiani, non ne assecondano invece i pregiudizi, virando verso l’assolutamente originale. Senza mai perdere il controllo e senza che nessun elemento soverchi gli altri, in un perfetto amalgama comune solamente alle “pietanze” cinematografiche migliori.
Ma non solo di questo vive “Moon”, distinguendosi dalla massa per l’accorto uso dell’ambientazione scenica, estraniante e propedeutica all’insolito sviluppo narrativo, vero attore coprotagonista in ausilio all’ottimo Sam Rockwell. Quest’ultimo poi si offre stoicamente in una delle sue prove più drammatiche e convincenti, praticamente quasi in “solitaria”, capace di fa aderire gradatamente lo sviluppo del proprio personaggio in assistenza all’assurdo progredire della storia. Solo il finale, a parere di chi scrive un po’ frettoloso e non sufficientemente sviluppato (o forse troppo, ribaltandone la prospettiva), rappresenta l’unica veniale pecca di un’opera prima realmente interessante e molto promettente circa il futuro del regista britannico.
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