Regia di Duncan Jones vedi scheda film
Inserito negli interstizi dell’immaginario visivo e narrativo di 2001 e di Blade Runner (senza dimenticare la base Alfa di Spazio 1999), Moon elabora una personale estrapolazione del film di Scott, tingendosi di tratti marxisti ed esistenzialisti. È l’uomo la macchina migliore, la perfetta sintesi di cervello e braccia, naturalmente sacrificabile come ogni altro genere di merce per il fine ultimo di un profitto maggiore.
Con una regia piana e orizzontale, un budget minimo ma non limitante, il figlio dell’uomo che cadde sulla Terra riesce a scrivere e a dirigere un film ostinato, caparbio come il suo protagonista, eroe limitato (nel tempo che rimane e nello spazio lunare) ma testardo, un uomo che non vuole vivere e morire come un bruto ma cercare la virtù della verità e della conoscenza, per quanto dolorose e crudeli. One man show di Sam Rockwell, attore duttile spesso speso in parti di contorno, Moon procede senza velleità registiche eccessive (tra eccessi di esposizione verbali, sempre preferite alla semplice ma più dispendiosa messa in immagini) verso un finale quasi sarcastico che si riallaccia agli echi cinefili di Kubrick (Stranamore) con cui Jones, ironicamente, soppianta la verve mastodontica di Bay (The Island) per giungere ai medesimi risultati con maggiore buona educazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta