Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Sotto le grigie ceneri del mondo può ancora ardere il fuoco di Prometeo (?)
C'è un uomo che percorre la strada di quel mondo che non esiste più se non nei suoi ricordi.
C'è una creatura che percorre la strada di questo mondo ogni giorno più grigio.
La guarda, vorrebbe non affrontarla pur sapendo che non ne esistono altre. Chi sarò, si chiede, cosa sarò diventato quando l'avrò percorsa? Mi riconoscerò, come solo un uomo può riconoscere sé stesso?
La paura di queste incertezze...come conviverci? Come arrivare fin lì? Basterà la sola forza di volontà?
Ha un'arma con sé, la più potente di tutte:
ha gli occhi limpidi, la voce dolce, il sorriso luminoso di un bambino.
È la parte di sé ancora pura, incontaminata dalle brutture...la sua unica garanzia.
E le fa una promessa.
Lungo quella strada non è in gioco la sopravvivenza di una creatura, ma la salvezza di un uomo.
Non deve salvare il sé che è adesso, ma il sé che era in quel bambino.
Proteggendolo, dandogli ascolto, riaccenderà quel fuoco, plasmerà di nuovo dall'argilla...perché non avrà smarrito l'istinto di amare.
Ho letto che il film rischiava di non essere distribuito in Italia perché, insieme ad altre ragioni, ritenuto troppo deprimente.
Cosa c'è di deprimente quando, dopo aver raffigurato - con un cimitero di tralicci distorti e piegati dal peso di un cielo ormai nemico, una nave alla deriva in un mare fantasma... e una strada, una strada disseminata dei rottami con sembianze animalesche in cui la lotta per la sopravvivenza aveva sgretolato l'umanità - la più lacerante delle desolazioni, ci prospetta possibile poter ascoltare ancora quella voce di bambino dentro di noi?
Io non lo definisco deprimente, ma paradossalmente invaso di un cieco (troppo cieco e malriposto semmai), smisurato ottimismo.
Mi sono chiesto: su cosa si basa questa fiducia?
Nel finale, infatti, il fuoco arde ancora perché - come Prometeo ci insegnò - è proprio la cenere che, coprendolo, lo conserva.
Io invece non riesco ad andare così oltre... mi fermo impietrito al punto interrogativo presente nel mio commento, e mi figuro a riscrivere quel confine:
c'è un bambino, guarda ora il mare, quella che era la sua forza l'ha portato fin lì. Si volta di lato, c'è una figura che gli si fa incontro. Chi è? Cosa è diventato prima di lasciare la strada?
Ancora non riesce a capirlo, e con lui neanche noi lo capiremo mai.
Non avrei vinto il Pulitzer o girato un film importante, ma la mia...accidenti...sarebbe stata sì una storia davvero "deprimente" .
In fondo, questo mondo...non è un paese per ottimisti.
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