Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Sbarcato a Venezia nel 2009, per il festival numero 66, The Road di John Hillcoat è un film ad ambientazione post-apocalittica. A causa di un evento catastrofico, non improvviso, il nord degli Stati Uniti è sepolto sotto una lugubre coltre di ceneri e tenebre, e scosso da continui terremoti. Il genere umano è quasi scomparso e i pochi sopravvissuti stanno morendo di fame e freddo oppure vengono uccisi dalla mano di altri disperati ai quali non resta che il cannibalismo per sopravvivere alla fame. Nemmeno la natura è sopravvissuta al disastro. Gli alberi sono morti e gli animali scomparsi. Tutto giace in uno stato di caotico abbandono. In questo inferno rigoglioso seguiamo un uomo (Viggo Mortensen) e suo figlio (Kodi Smit-McPhee) nel cammino, irto di pericoli, intrapreso per giungere a sud del paese dove le condizioni climatiche sono, forse, migliori. Il racconto è spezzato da flashback che ci rimandano al periodo precedente il disastro quando il bambino non era ancora nato, quindi all'epoca in cui la madre (Charlize Theron) abbandona, esausta, la famiglia, consapevole di morire. Il film si avvale di una splendida scenografia e di un ottima fotografia. Tutto è livido, dal colore del mare ai cieli della Pennsylvania, dalla pelle emaciata dei protagonisti alla terra pregna di ceneri. L'umanità è alla deriva e sembra non esserci soluzione ai crimini aberranti che garantiscono, almeno, un'ultima cena. Lo sforzo dell'uomo di tenere in vita se stesso ed il figlio, che a 10 anni non ha mai bevuto una bibita gassata o giocato con un bambino, assume i toni di un calvario fisico e psicologico. Il ritmo è buono e la tensione raggiungere i massimi negli anfratti oscuri delle case in legno, polverose e scricchiolanti, diventate giaciglio per una notte o luogo di tortura. A fine pellicola ci restano il lacerante fallimento di un padre che non è riuscito a portare il proprio figlio all'età matura e un colpo pronto in canna che deciderà se concedere o meno l'ultima fiducia. Bel compitino insomma, ma le parole e le assicurazioni perbeniste affidate ad un bravo Viggo Mortensen riecheggiano vuote in tale miseria e l'approfondimento filosofico, che l'inizio del film sembrava presagire, finisce in fumo come buona parte degli Stati Uniti.
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