Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Una catastrofe, immane e sconosciuta, ha devastato tutto, ogni cosa, ogni luogo, ogni legame. Gli uomini sono bestie che si sbranano tra di loro, la fame incombe e lacera la mente, il freddo attraversa i corpi e consuma le vite. Pochi sono i sopravvissuti, ancora meno quelli che vorrebbero esserlo davvero. Un padre e un figlio, uniti dall’amore, cercano di sopravvivere per attendere la morte. Tanti i valori che trasmette la pellicola che parte dai colori caldi della normalità che fu e passa, senza preavviso, alla fredda e grigia normalità vissuta come punizione pur sapendo che la vita è un dono troppo grande per spazzarlo via con una pallottola. Il racconto si concentra esclusivamente sull’istinto di sopravvivenza, alimentato anche dall’amore sopra citato, senza nemmeno un minimo accenno alle cause del tutto. Ed è proprio quello che più disturba, semplicemente perché, alla fine, la storia non è così forte da lasciarti dentro quel qualcosa che possa non indurre a farti delle domande. Il film catalizza ma non cattura, ti scorre addosso e non penetra nella pelle, non servono le fantastiche performance di Charlize Theron, breve ma acuta, e di Viggo Mortensen intenso come non mai. Manca qualcosa, quel qualcosa che l’avrebbe reso memorabile.
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