Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Non c'era riuscito nemmeno Haneke ("Il tempo dei lupi") a riflettere lucidamente su cosa significhi essere "umani" una volta venuta meno quella sovrastruttura chiamata "civiltà". Figuriamoci cosa poteva fare il povero Hillcoat! :-) Il film naufraga, per colpa di una regia inetta, incapace sia di mettere a fuoco i punti salienti di una materia obiettivamente complessa sia di creare immagini potenti (eccetto una: la sagoma del negro denudato, mentre il padre e il figlio gli voltano le spalle, una trasparente metafora del senso di colpa degli occidentali nei confronti del Terzo Mondo) al di là della suggestione delle scenografie. Soprassediamo sul finale, diretto da Hillcoat con un'inopinata enfasi melodrammatica. Chiaramente, anche la sceneggiatura ha le sue colpe: indecisa com'è su quale direzione prendere (racconto di formazione, apologo politico, riflessione sulla morale in tempi di carestia e sul confine fra Buoni e Cattivi, semplice film d'avventura con la sopravvivenza come obiettivo...e mettiamoci pure un'irrisolta parentesi sulla figura della donna/madre), non ha una vera e propria progressione drammaturgica, si rifugia spesso in soluzioni ad effetto, propina stucchevoli sogni/flashback e si inventa pretesti narrativi per costruire dal nulla artificiosi picchi di tensione. Non ci siamo. Deludente persino Mortensen...
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