Regia di Aleksandr Ptushko vedi scheda film
a distanza di 60 anni(uso il numero perchè fa più senso)l'immaginificio viaggio dell'avventuriero russo sadko, fa brillare ancora gli occhietti. l'uso del colore, le miniature e i modellini e gli arcaici effetti speciali rendono lussuosissima questa produzione CCCP dal sunto semplice e diretto. puoi girare il mondo intiero, ma niente più della grande madre patria russa può scaldarti il cuore e renderti felice. del resto di lì a qualche mese se non sbaglio, il baffo sterminatore delle proprie genti finalmente tirava le cuoia e a molti doveva sembrare una nuova e luminosa alba. la terra natia del nostro mascellone suonatore di un tipico strumento che tiene legato dietro la schiena e suona alle feste è la maestosa città costiera di novgrad. la città però è tenuta sotto scacco dai ricchi mercanti. sadko è intenzionato a ricercare l'uccello della felicità e chiede ai mercanti di fornirgli(così a uffa per la sua bella faccia)navi e armamenti per girare il mondo e trovarlo. ovviamenti questi panzoni arricchiti gli ridono in faccia e accettano solamente scommettendo con sadko che gli concederanno tutto se riuscirà a pescare il pesce d'oro. sadko che tra l'altro si è innamorato perdutamente ricambiato della mastodontica lyubava, riesce nell'impresa perchè la figlia prediletta del signore dei mari, si è perdutamente innamorata di lui e così lo avvantaggia e lo aiuta ripetutamente durante le sue avventure cinematografiche. coi frutti, poco leciti, del suo pescato sadko spinto da una generosità dissennata e poco calcolata ordina navi e abiti e armi e in più vuole condividere quelle ricchezze coi poveri della città, ma una volta condivisa la ricchezza dalle porte cittadine arrivano frotte di mendicanti e pezzenti alla ricerca di qualcosa. lyubava in un incontro notturno gli dice mentre le si sdilinquisce addosso, che mammà non vuole che lo frequenti perchè non si sa da dove provengano le sue rendite e per di più c'ha le tasche un pò bucate. questo di contro, un pò risentito perchè saranno pure parole della suocera, ma la sovieticona gliele ha riferite calcando bene , le dice: "cara lyubavushka me ne vò per mare a cercare l'uccello della felicità" TIE'. erano altri tempi e i doppi sensi triviali o meravigliosamente ingenui come nel film delle sorelle bandiera dovevano forse ancora venire e lyubavushka non si scompone più di tanto dato che si sono giurati eterno amore. le tre navi fresche di cantiere solcano i mari con personale scelto direttamente dall'avventuriero mediante la prova del vino e di una manata sul petto. sbarcano sulle fredde coste di una civiltà barbara la cui unica felicità è quella di abbeverarsi alla giugulare del nemico. e arrivano in india dove un maharaja effettivamente tiene in una grande ala del palazzo la fenice, o anche!, l'uccello della felicità. ne vince l'accesso mediante una partita a scacchi , ma la delusione è cocente. la fenice è una sola che vende felicità come i sonniferi vendono un sonno artificiale, però vabbè in quanto prodigio se lo mettono in saccoccia e via verso nuove avventure, ma insomma gira e rigira mascellone si rende conto che lontano dalla terra natia e dalla prosciuttona non v'è felicità e via s'ingrana la retro, veloce manovra e sparati sull'autostrada del mare non prima però di aver pagato pegno al signore dei mari e ovviamente alla di lui prediletta figlia che tanto ha fatto per il nostro eroe. il film che dura la bellezza di 85 minuti invero non si fa gustare appieno dopo otto ore di lavoro e infatti c'ho messo tre sere per vederlo tutto. ma come ripeto tutto l'armamentario tecnico è talmente appetibile ancora oggi che vale la pena. il collante tra un effetto speciale e una incantevole miniatura delle navi sul mare è una gradevolissima sensazione di serie B che riscatta i dialoghi e gli intensi primi piani soprattutto nelle scene di lyubava e dell'incontro con la fenice. un'esperienza.
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